Nessun gesto violento, quegli schiaffi al professore non erano volontari ma frutto del momento d’agitazione: si è scusato così il padre che Massa, in Toscana, il 22 marzo scorso ha preso a schiaffi un insegnante della figlia, di 11 anni che frequenta la scuola media, al culmine di una discussione. A riportare questa ricostruzione dei fatti è stato lo stesso genitore ad alcune testate giornalistiche toscane.
“Lo schiaffo al professore – ha detto il padre dell’alunna – è stato involontario, mi scuso del gesto. Ma in quel momento ero agitato, stavo difendendo mia figlia che da settembre a poche settimane fa è stata vittima di atti di bullismo”.
Il genitore sa cosa lo aspetta: “Pagherò caro lo schiaffo che ho tirato all’insegnante, però vorrei che a scuola i nostri figli fossero al sicuro, tutelati. E vorrei anche che si intervenisse nei confronti degli altri che hanno sbagliato in questa vicenda. Ho letto cose non vere ed è necessario ristabilire la verità, così come che venga fatta giustizia”.
L’uomo è stato denunciato per violenza a pubblico ufficiale, una denuncia andata avanti d’ufficio dopo che i carabinieri sono intervenuti alla scuola per ricostruire la vicenda. Secondo La Nazione, però, l’uomo, dopo lo schiaffo, si sarebbe allontanato, tanto da non essere presente nella scuola al momento dell’arrivo delle forze dell’ordine.
Ora, però, pur assumendosi le proprie responsabilità, il padre della ragazza ha detto a sua volta che presenterà una denuncia per i fatti accaduti alla figlia e racconta la sua ricostruzione dei fatti. La scuola, scrive però l’Ansa, nega casi di bullismo e assicura che la denuncia non è partita né dall’istituto e né dal professore colpito.
“Mi sono deciso ad andare a scuola perché ero esasperato – racconta ancora il padre -. Mia figlia era tornata a casa diversa dal solito. Non aveva pranzato e diceva che le girava la testa. Verso sera quando le stavo sistemando i capelli ho notato un ematoma sulla tempia: mi ha detto che era stato un compagno di classe. Non era la prima volta che succedeva una cosa del genere. Prima le avevano rotto gli occhiali, poi preso alcuni oggetti dallo zaino. Io queste cose lo ho segnalate ma non avevo visto alcun cambiamento”.
Da qui la decisione di recarsi a scuola per parlare di nuovo con gli insegnanti. Non trovando riscontri, il genitore ha perso la calma ed è evidentemente passato alle vie di fatto: rischia fino a sette anni e mezzo di carcere, dopo l’inasprimento delle pene approvato in via definitiva a febbraio per volontà della maggioranza e del governo.
A seguito dello spiacevole accaduto, nei giorni successivi sono intervenuti in tanti, a cominciare dalla dirigente scolastica dell’istituto dove è avvenuto il fatto. “La scuola condanna ogni forma di violenza”, ha detto la ds.
“Da parte mia e dell’amministrazione – ha detto Francesco Persiani, sindaco di Massa – come prima cosa voglio esprimere la solidarietà al professore vittima dell’aggressione. La vicenda naturalmente sarà chiarita da chi di dovere ma è chiaro che non vorremmo assistere mai a episodi del genere. La solidarietà dell’amministrazione non va solo all’insegnante coinvolto in prima persona ma all’interno corpo docente”.
“Non possiamo che esprimere tutta la nostra solidarietà al docente, e più in generale a tutto il personale dell’istituto, ma questo non basta – ha esclamato il segretario generale regionale Uil Scuola Carlo Romanelli –, la nostra solidarietà va a tutti i docenti ed Ata della scuola italiana. È una situazione che ormai si sta manifestando in molti istituti scolastici sulla quale bisogna intervenire, e non solo con i mezzi della giustizia. È una situazione che riguarda proprio tutti”.
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