«Il tribunale ha consacrato l’esistenza del diritto soggettivo degli studenti di consumare a scuola un pranzo casalingo. Spiace che non sia stata colta l’evidente discriminazione di questa bambina, esclusa dall’unico ambiente igienicamente adeguato al consumo di un pasto a scuola, il refettorio».
A parlare, come riporta il Secolo XX, è l’avvocato di una famiglia che si era rivolta al tribunale per l’evidente discriminazione e il tribunale di Genova ha detto “sì” al panino a scuola, anche se la bambina deve mangiarlo in classe, e non in mensa.
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Il ricorso infatti è andato a buon fine solo a metà, perché ha rimandato al Tar il giudizio sulla modalità di consumo del pasto. Così la bambina continuerà a consumare il pranzo sul banco a tempo di record in classe, dopo avere guardato i compagni mangiare in mensa. Il suo cibo entra a scuola, insomma, ma non in mensa.
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