I giovani la facciano finita con il divano dell’ozio e della passività: quello che li porta a fare i pensionati prima ancora di trovare lavoro. A chiederlo, rivolgendosi alle nuove generazioni, è stato il Papa. Rispondendo alle domande di tre ragazzi, con centinaia di coetanei che ascoltavano nell’Aula Paolo VI del Vaticano, in occasione del centenario del “Collegio Barbarigo” di Padova, il 23 marzo Papa Francesco ha esortato a non essere “giovani-divano: rischiate”.
“La giovinezza non è passività”
La bacchettata del Papa non è stata da poco: “è brutto guardare un giovane in pensione. Questa è la fine della giovinezza: invecchiare a 22, 23 o 24 anni”.
Il Santo Padre ha quindi invitato i ragazzi a mettersi in gioco, a “rischiare”, perché è “la bellezza della vita. La giovinezza non è passività, ma sforzo tenace per raggiungere mete importanti, anche se costa. I giovani da divano sono quelli che sono passivi, seduti, che guardano come passa la storia”.
Per Francesco, “un giovane passivo è un giovane che finirà nel fallimento, uno mediocre finirà nell’essere tiepido. Né caldo, né freddo, tiepido, senza gusto, senza aver lottato”. Senza entusiasmo, “la vita dei giovani è come la pasta in bianco senza sale”.
Il Papa ha parlato di “giovani appassiti: quelli che mettono la loro gioia nelle cose superficiali e non vanno in profondità alle grandi domande”.
Meglio se inquieti e appassionati
E ancora: meglio vivere da giovani “inquieti”, piuttosto che “da divano. Sempre in cammino, cercando di più la memoria delle radici ma guardando l’orizzonte. E appassionati”.
La famiglia, per fare questo percorso, è fondamentale: lo sono i genitori, ma “ancora di più i nonni”.
“Forse all’inizio sono noiosi – ha detto il Papa -, ma cominciate a parlare con loro e vedrete che non lo saranno: vi daranno speranza e sicurezza. Voi dovete parlare con i nonni, perché loro sono le radici. Quando non ci sono le radici non c’è la crescita, non ci sono i fiori, non c’è il frutto”.
Il lavoro non serve a riempire le tasche di soldi…
I cronisti delle agenzie presenti, raccontano che i ragazzi hanno chiesto al Pontefice del suo passato: il Papa ha quindi raccontato degli studi in Argentina e del suo lavoro da aiutante in officina.
Ma il lavoro, ha sottolineato Papa Francesco, non dev’essere scelto “per riempire le tasche di soldi ma per servire meglio gli altri”.
“Il vostro lavoro dovrà essere un servizio alla società, siate di esempio”, dice Bergoglio che invita poi i giovani a non pregare “come pappagalli, ma con il cuore”.
Infine un richiamo al senso della comunità, al “dialogo con gli altri”. “La vita è un continuo dialogo. Nella vita non si è da soli, ma in una comunità di gente che va avanti, una città, una famiglia, persino una nazione”. E anche la scuola.
Troppi abbandoni precoci dei banchi
A proposito dei giovani che non studiano e non lavorano, l’Istat, attraverso l’ultimo Report sui livelli di istruzione, ha certificato che in Italia la quota di Neet resta la più elevata tra i Paesi dell’Unione europea: anche se dal 2014 risulta in calo, la riduzione è limitata a coloro che non hanno abbandonato gli studi.
E la percentuale di chi giovani fino a 24 anni che hanno acquisito solo il diploma di licenza media rimane purtroppo alta, attorno al 14%, pari a 580 mila ragazzi. Contro il 10% che chiede l’Ue.
A dire il vero, ha continuato l’Istat, per la prima volta dal 2008, nel 2017 la quota di giovani con 18-24 anni che ha abbandonato precocemente gli studi non ha fatto registrare miglioramenti, andando addirittura a peggiorare rispetto al 2016 di due punti percentuali: è passata, infatti, dal 13,8% del 2016 al 14% del 2017.