Ha suscitato reazioni a catena l’arrivo, in elicottero, di Papa Francesco nella chiesa di Barbiana, la parrocchia sopra a Vicchio, nel Mugello, dove visse don Lorenzo Milani.
La decisione del Santo Padre di pregare il 20 giugno, in forma strettamente privata, sulla tomba del sacerdote fiorentino, a 50 anni esatti dalla sua morte, non poteva del resto passare inosservata.
Al suo arrivo, Papa Francesco è stato accolto dall’arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, e dal sindaco di Vicchio, Roberto Izzo.
Subito dopo aver pregato nel piccolo cimitero, il Papa ha raggiunto in auto la vicina chiesa, dove ha salutato alcuni discepoli di don Milani ed ex alunni.
Dopo un momento di preghiera personale, Francesco ha visitato, infine, i locali della canonica e della scuola, per poi tornare fuori e salutare tutti i presenti, un centinaio di persone, con un discorso sul prato davanti alla chiesa. Le cui campane hanno suonato a festa.
Il Papa ha spiegato la sua presenza nella chiesa di Barbiana, come una risposta a quella richiesta più volte fatta da don Lorenzo al suo Vescovo, e cioè che fosse riconosciuto e compreso nella sua fedeltà al Vangelo e nella rettitudine della sua azione pastorale”. Quel gesto, ha detto Francesco, !oggi lo fa il Vescovo di Roma. Ciò non cancella le amarezze che hanno accompagnato la vita di don Milani, ma dice che la Chiesa riconosce in quella vita un modo esemplare di servire il Vangelo, i poveri e la Chiesa stessa”.
In tanti, si sono soprattutto chiesti se ora, dopo la visita del Papa, quel prete ‘scomodo’ che a Barbiana arrivò in ‘esilio’, possa essere considerato addirittura un santo.
“Per come l’ho conosciuto io, don Lorenzo Milani è santo. E il santo non è colui che ha meno difetti di tutti o che moralmente ha il profilo più alto di tutti. Questa è una concezione della santità un po’ superata. Il santo è uno che è vaccinato di Spirito Santo. E che rimane anche con il suo caratteraccio”, ha detto il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti. Per poi aggiungere: “sarebbe difficile un processo di canonizzazione, e forse non ce n’è bisogno”.
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Lo stesso Papa Francesco lo ha indicato ai preti come esempio, ma non ha mai usato la parola ‘santo’. L’arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, non ha dubbi: “fino a quando ci sarò io non si aprirà alcun processo di canonizzazione. Barbiana non sarà mai un santuario”, ha detto a Vicchio, subito dopo la partenza del Pontefice.
Ancora Betori: “mi sembrerebbe di ingabbiarlo in un abito troppo stretto (tutto ecclesiastico); deve continuare a parlare a tutti. E ciò non significa sminuirne la statura eccezionale di uomo, di cristiano e di prete, come ci ha ricordato il Santo Padre, ma piuttosto riproporlo in libertà a tutti”.
Quindi un esempio che, per Betori, più che da imitare (“cosa che egli ha sempre sfuggito”) è da “ripensare”, o meglio sono da “ripensare le ragioni per cui non fu compreso nei sui giorni”, ha detto invitando a evitare “strumentalizzazioni ideologiche”.
Dello stesso avviso di Betori, si dicono gli ex allievi: “lui non deve avere un’aureola”, aveva detto Michele Gesualdi.
“Ci auguriamo che, al di là dello scalpore mediatico di questi giorni, d’ora in poi don Lorenzo sia un esempio da seguire, fuori e dentro la Chiesa”, hanno detto in una nota gli ex allievi di Calenzano e Barbiana di don Lorenzo Milani, al termine della visita di Papa Francesco.
“La visita privata di Papa Francesco e la sua preghiera sulla tomba del nostro priore rende onore a don Lorenzo, a Calenzano, a Barbiana, a tutti noi e ai suoi poveri. Abbiamo apprezzato che sua Santità abbia scelto il silenzio e il raccoglimento privato e che si sia inginocchiato sulla tomba del prete Lorenzo” conclude la nota degli ex allievi di don Milani.
Per Maddalena Gissi, leader Cisl Scuola, è “un gesto di immenso valore” quello di “papa Francesco raccolto in preghiera sulla tomba del Priore di Barbiana: colpisce e commuove quanto le parole da lui pronunciate e ci restituisce insieme ad esse una serenità nuova”.
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