Mentre torna a crescere il numero degli alunni con cittadinanza non italiana, che sale a oltre 800mila, una cifra quadruplicata negli ultimi quindici anni, diminuiscono gli italiani.
Per la prima volta tuttavia, segnala Il Fatto Quotidiano, si registra una maggioranza di studenti di origine straniera nati in Italia, la cosiddetta seconda generazione.
Già ad ottobre 2014, in occasione dell’insediamento dell’Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e l’intercultura, la ministra Giannini, a cui fece eco Davide Faraone, dichiarò che il testo “la buona scuola” sarebbe stato “integrato con un capitolo finale in cui includere il tema dell’integrazione scolastica degli alunni con cittadinanza non italiana e nello specifico delle seconde generazioni”.
Nel frattempo, commenta Il Fatto, a fine luglio è stato depositato alla Camera un testo sullo ius soli e ius culturae il cui dibattito ha portato all’approvazione di un “compromesso al ribasso” secondo le associazioni, prevedendo criteri più stringenti come la carta di “lungo soggiorno” per i genitori e il superamento con successo della scuola primaria per i ragazzi, che dovranno comunque dimostrare la residenza legale dei genitori. Restano tuttora pendenti, in attesa del voto in Aula previsto per la prossima settimana, altre questioni rilevanti come la retroattività del provvedimento.
Intanto, se per un verso risulta “che il 72% degli italiani è favorevole ad una legge che conceda la cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia o che frequentano le scuole nel nostro Paese”, dall’altro attualmente un ragazzo di origine straniera che è arrivato in Italia quando aveva dieci anni e oggi gioca a calcio, sia considerato italiano a tutti gli effetti; mentre uno che è nato in Italia e qui ha completato con successo tutto il suo percorso scolastico, no. Laddove non può l’istruzione, arriva il pallone.
Gli studenti di origine straniera, scrive sempre Il Fatto, nati in Italia sono 415 mila, raddoppiati dall’anno scolastico 2007/08 al 2013/14. Quasi la metà vive e va a scuola nel Nord-ovest del Paese. Circa l’80% frequenta le scuole primarie e dell’infanzia.
Ma il quadro complessivo degli studenti con cittadinanza non italiana è ben più complicato dello spaccato fornito dalla seconda generazione, alla quale si aggiungono gli alunni nati all’estero e i neoentrati.
Secondo il Rapporto nazionale, ad esempio, “i neoentrati costituiscono una categoria di studenti ai quali si guarda ancora con molta preoccupazione, soprattutto per i problemi che si pongono nella fase di prima accoglienza nel sistema scolastico, in cui si imposta l’inserimento e l’apprendimento dell’italiano come lingua seconda”.
Tocca però essere realisti e fare i conti con un sistema scolastico frammentato e in crisi, dove “l’insegnamento dell’italiano ai giovani stranieri non è ancora strutturato uniformemente secondo un piano comune a tutte le scuole: capitare in un istituto o in un altro può fare la differenza”, come evidenzia un rapporto di SecondGen, un progetto di ricerca condotto da diverse università e associazioni. D’altronde anche La Buona Scuola evidenzia la necessità di “passare dal “brusio” delle buone pratiche a una voce forte e condivisa, sviluppando una formazione capillare e non sporadica dei dirigenti scolastici e degli insegnanti”.
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