I lettori ci scrivono

Il pasticciaccio brutto dell’educazione civica

Non è una cattiva idea quella di rendere obbligatoria un’ora settimanale di educazione civica.

Non aveva senso proseguire con la ‘Cittadinanza e Costituzione’ che era qualcosa di indefinito, senza insegnante, senza ore di lezione e senza voto. Un mero espediente usato per mascherare l’abolizione degli insegnamenti giuridici che erano già presenti in molte scuole.

La nuova legge riprende la tradizionale denominazione di educazione civica e la ridefinisce sul fondamento della Costituzione e dei valori che essa promuove. Non è facile trasmettere valori. Sul piano del metodo occorre organizzare una didattica ben strutturata che non si può ridurre ad estemporanee declamazioni di principi o belle parole.

L’insegnante dovrà presentare casi di vita concreta in modo che gli studenti possano riconoscersi nelle varie situazioni, comprenderne i conflitti, riflettere ed imparare a valutare criticamente il senso delle regole sociali, morali, giuridiche ed economiche, nonché il senso della responsabilità e del dovere. Sarà importante mostrare agli studenti le norme costituzionali, ma anche penali, anche civili, anche internazionali.

Si dovrà lasciare ad essi il tempo di discuterne, la libertà di contraddirle, la possibilità di assimilarle. Una didattica non frontale potrà aiutare gli studenti al confronto, al rispetto, all’argomentazione logica.

Sul piano dei contenuti la legge offre indicazioni abbastanza chiare, elenca le tematiche (quasi tutte di tipo giuridico o economico), prevede la contitolarità solo nell’ambito del primo ciclo e specifica che nelle scuole del secondo ciclo l’insegnamento sarà affidato ai docenti di discipline giuridiche, ed è questo il primo problema perché tali insegnanti non sono presenti in tutte le scuole.

Avremo quindi due situazioni ben distinte: da una parte le scuole con un organico già adeguato, dall’altra quelle che dovranno arrangiarsi con un lavoro di squadra suddividendo l’insegnamento tra vari insegnanti di altre discipline. In quasi tutti i bienni degli istituti tecnici e professionali ci sono ancora le due ore settimanali di diritto-economia quindi non c’è bisogno di aggiungervi altro perché quasi tutte le tematiche sono già comprese nel curricolo e regolarmente valutate. Il ministero si affretti a precisarlo, altrimenti si faranno pasticci dove non serve niente.

Nel caso dei corsi di scuola superiore senza insegnamenti di tipo giuridico può accadere che la scuola abbia già in organico docenti abilitati, perché sono migliaia i docenti di discipline giuridiche ed economiche che, dopo l’operazione ‘cittadinanza e costituzione’, si sono ritrovati a svolgere altri compiti. Potrebbero essere richiamati in cattedra senza alcun costo, ma arriverebbero in aula nella stessa ora in cui c’è già qualcun altro.

Ecco il secondo problema, che si potrebbe risolvere concordando compresenze o alternanze tra docenti, ma c’è un rischio dovuto a una sorta di sindrome di Stoccolma che porta le stesse vittime dello scombinato sistema di ‘cittadinanza e costituzione’ a difendere e perpetuare quel pessimo metodo arrivando anche a rifiutare la ciambella di salvataggio che la legge ci sta offrendo. Può accadere che, a dispetto della legge e del buon senso, si continui come prima a sommistrare spezzatini misti ovunque. E’ quello che sembra suggerire l’articolo firmato da Giuseppe Adernò su Tecnica della scuola.

La legge stabilisce che “Per ciascuna classe è individuato, tra i docenti a cui è affidato l’insegnamento dell’educazione civica, un docente con compiti di coordinamento”. Il coordinamento sarebbe necessario solo nelle classi in cui manca il docente abilitato, ma se non ho male inteso, il preside Adernò suggerisce di eludere il riferimento alla “classe” e di nominare un unico coordinatore per tutta la scuola, per tutte le classi; una sorta di direttore d’orchestra da cui dipenderà la buona qualità dei vari accrocchi imposti dall’alto ai singoli consigli di classe.

Così anche dove ci sono le risorse per impartire l’insegnamento in modo regolare si farà lo spezzatino di sporadiche ore da affidare a docenti diversi che tratteranno cose diversissime tra loro, un nuovo inutile carico burocratico, con tanti saluti alla linearità del percorso, all’importanza di riconoscere una guida, alla continuità didattica, alla buona valutazione e a tutto quello che la pedagogia ha sempre raccomandato.

La legge stabilisce anche che “Nelle scuole del secondo ciclo, l’insegnamento è affidato ai docenti abilitati all’insegnamento delle discipline giuridiche ed economiche”, ma per evitare che un docente competente possa organizzare un valido percorso didattico, magari ben distribuito sull’intero quinquennio, ecco l’idea di interpretare o stravolgere la norma: all’insegnante abilitato (che ovviamente è stato formato, assunto e retribuito per insegnare) non gli sarà affidato l’insegnamento della Costituzione e dei suoi valori, come vorrebbe la legge, bensì un compito ausiliario compreso tra le attività funzionali all’insegnamento, quello di coordinare quote e orari dei vari pezzetti distribuiti a tanti insegnanti diversi che potrebbero anche non conoscere nulla di Costituzione, di diritti e di doveri; alla fine il coordinatore farà una colletta di voti (assegnati in modo disomogeneo) da cui ricaverà una media e darà un giudizio finale a studenti che non ha potuto neanche conoscere.

In base a questa interpretazione il docente di discipline giuridiche rischia di diventare il gran pasticciere (o si dice Masterchef?) circondato da una corte di aiutanti chiamati a dare una semplice rimescolata all’indigesto minestrone di cittadinanza e costituzione. Temo anche la valutazione data in base a griglie, sommatorie e algoritmi da un giudice impersonale (ancora Masterchef?) che potrebbe restare quasi invisibile agli studenti.

Di questo nuovo ruolo qualcuno forse ne sarà anche fiero, potrà sentirsi investito di una funzione di livello superiore, potrà svolgerla in maniera caporalesca, ma se guardiamo al sistema scolastico e alla buona formazione delle future generazioni è difficile immaginare un pasticciaccio più brutto. Dobbiamo solo sperare che il decreto annunciato dal Ministo sia ispirato ad un maggior rispetto per la legge, per la professionalità dei docenti e per i diritti degli studenti.

Tommaso Palermo

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