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Il pasticcio incredibile delle graduatorie dei concorsi

Qualche giorno fa il ministro Carrozza aveva sollevato la questione dell’eccessivo contenzioso esistente all’interno delle pubbliche amministrazioni e della scuola in particolare: “C’è qualcosa che non va nei rapporti fra Stato e cittadini” aveva detto il Ministro.
Può anche darsi che i cittadini (e nel caso della scuola insegnanti e genitori) siano eccessivamente pignoli e forse addirittura un po’ tignosi, ma bisogna anche ammettere che molto spesso il Ministero ce la mette davvero tutta per creare situazioni difficili che aprono le porte a proteste, malumori (e ricorsi).
La vicenda delle immissioni in ruolo è, sotto questo aspetto, assolutamente esemplare.
Intanto c’è il fatto che a fronte di più di 11mila posti messi a concorso un anno fa, alla resa dei conti ne vengono concretamente attribuiti la metà perché nel frattempo si è scoperto che i conti non erano stati fatti correttamente.
Ma, soprattutto, c’è un altro problema legato all’incredibile pasticcio delle graduatorie.
Le istruzioni operative allegate alla CM 21 del Miur ricordano che le assunzioni si faranno per il 50% dalle graduatorie ad esaurimento e per il 50% dalle graduatorie del concorso che in fase di conclusione.
Ma, attenzione, le graduatorie del concorso potranno essere utilizzate solo se saranno pubblicate come definitive entro il 31 agosto.
Ed è a questo punto che sorge il problema: i posti non assegnati ai vincitori di concorso per mancanza di graduatoria definitiva, verranno accantonati (e quindi coperti provvisoriamente con supplenze annuali) per essere attribuiti ai vincitori stessi a partire dal settembre 2014 oppure verranno assegnati a neo-assunti?
In questo secondo caso verranno attribuiti ai vincitori di precedenti concorsi (1999 e addirittura 1990) oppure saranno assegnati a precari delle GAE?
I sindacati fanno sapere, in modo non ufficiale, che in mancanza di graduatorie definitive si farà riferimento a quelle dei vecchi concorsi e sostengono che su questo punto c’è una sorta di accordo con il Ministero. Ma, in mancanza di una norma chiara, il rischio che le decisioni vengano impugnate da docenti che potrebbero sentirsi danneggiati è davvero altissimo.

Reginaldo Palermo

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