Che fine ha fatto il Patto per la Scuola? A chiederselo sono soprattutto i sindacati, che avevano creduto molto nella sottoscrizione di quell’accordo, lo scorso 20 maggio. Nel volgere di pochi giorni, anzi di qualche ora, il Patto ha cominciato a sgretolarsi. Le notizie che arrivavano dal Consiglio dei ministri, infatti, indicavano scenari diversi, in certi casi opposti, a quelli stabiliti con il ministro Patrizio Bianchi a Palazzo Chigi: dell’impegno di attivare una ”procedura urgente e transitoria di reclutamento a tempo indeterminato”, oltre che di “assicurare la continuità didattica tramite una programmazione pluriennale degli organici” e di “aprire un confronto sulla mobilità del personale scolastico e della dirigenza”, tanto per citare alcuni dei punti su cui si basava l’accordo, è rimasto ben poco.
Le proteste continue
I sindacati non l’hanno presa bene: la Gilda degli insegnanti fin da subito non si è fidata, sottraendosi alla firma del Patto. Gli altri cinque sindacati rappresentativi – Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Anief – sono scesi in piazza, davanti Montecitorio, lo scorso 9 giugno. E hanno aderito alla manifestazione delle associazioni dei precari del 15 giugno. I primi tre, per il prossimo 26 giugno hanno anche programmata una iniziativa nazionale con le Confederazioni Cgil, Cisl e Uil. Finora, però, la mobilitazione non ha prodotto alcun risultato. Anche dalla V commissione della Camera giungono notizie di diversi emendamenti al decreto Sostegni Bis, tra circa 4 mila complessivi, ritenuti inammissibili. Tra le richieste di modifica cassate sul nascere ne risulterebbero molte anche sul versante scuola. Le prospettive di cambiamento del decreto non sembrano quindi proprio positive.
Appello di Turi al ministro
Pino Turi, leader della Uil Scuola, ha deciso di rivolgere un appello al ministro dell’Istruzione: ha chiesto “una riunione con i sindacati che veda anche il diretto coinvolgimento dei sottosegretari del ministero, rappresentanti delle forze politiche che sostengono la maggioranza, per supportare proposte e modifiche condivise al decreto, anche al fine di conseguire quella coesione sociale a cui fa esplicito e ripetuto riferimento lo stesso Presidente del Consiglio”.
L’intento – si legge nella lettera inviata al ministro Bianchi – è quello di riannodare i fili di un dialogo sfilacciato con le organizzazioni sindacali e di riprendere il percorso tracciato nel Patto per la scuola sottoscritto nelle scorse settimane.
Il ripensamento
“Dopo l’intesa si sarebbero dovuti attivare tavoli tematici, sede di condivisione delle scelte e degli atti regolativi. Questa la dinamica – sottolinea Turi nella lettera – che dovrebbe seguire un corretto e democratico sistema di relazioni sindacali. Gli accadimenti che sono seguiti alla sottoscrizione del Patto – si legge – hanno rilevato, invece, un percorso molto diverso, decisamente inatteso, al punto da mettere in discussione finanche la positività del Patto stesso”.
Turi ha quindi ribadito che “il Decreto Sostegni va profondamente modificato attraverso emendamenti che ne cambino radicalmente l’impostazione. Un decreto, insomma, che non ha padri. È tempo di scelte unitarie – ha concluso Turi – che consentano una ripartenza a settembre con scuole sicure e con organici stabili”.
Via gli inutili paletti
Dello stesso avviso si dice l’Anief, che rivendica “il doppio canale di reclutamento con modalità permanente”: una decisione reputata “troppo importante per le nostre scuole e per realizzarlo non si può fare a meno di non reclutare gli insegnanti precari inseriti in tutte le fasce delle Gps, cancellando inutili e dannosi vincoli e paletti”, dice il sindacato autonomo.
“Solo permettendo a chi è in seconda fascia di conseguire l’abilitazione e la specializzazione sarà possibile, infatti, onorare il Patto per la Scuola stipulato a Palazzo Chigi solo pochi giorni fa anche per favorire la stabilizzazione del personale docente della scuola che mai ha fatto toccare percentuali di precarietà come le attuali”, conclude l’organizzazione guidata da Marcello Pacifico.
Nel frattempo giunge notizia che anche i sindacati di base (comunque non coinvolti nel Patto per la Scuola) si stanno organizzando per svolgere una manifestazione di protesta (fissata per il prossimo 21 giugno) per come si sta conducendo la politica di organizzazione del nuovo anno scolastico e di reclutamento del personale.