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Il Pcto cambia faccia, i presidi temono che le aziende non si adeguino mentre gli studenti non vogliono più giovani in catena produttiva

Come è stata accolta dal mondo della scuola la nuova alternanza scuola-lavoro, o meglio il Pcto, rivista e corretta dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara? Piuttosto bene dai presidi, decisamente male dagli studenti.

Le novità del nuovo Pcto

Sotto la “lente” sono finite le novità introdotte il 1° maggio con il decreto lavoro, che impone all’azienda ospitante il documento di valutazione dei rischi, con una sezione specifica che indicherà le misure di prevenzione e i dispositivi di protezione per i ragazzi.

Inoltre, l’integrazione al documento sarà fornita alla scuola e allegata alla Convenzione stipulata tra l’istituto e l’impresa; si istituisce la figura del docente coordinatore di progettazione, che sarà individuato dalla scuola; si chiedono ulteriori requisiti – per il Registro per l’alternanza scuola-lavoro presso le camere di commercio – che devono possedere le imprese ospitanti i PCTO per evitare il coinvolgimento di aziende non qualificate; viene istituito un fondo di 10 milioni per il 2023 e di 2 milioni per il 2024, finalizzato all’indennizzo delle famiglie degli studenti vittime di incidenti durante gli stage.

Il sì condizionato dei presidi

“Sono misure che vanno nella giusta direzione – ha detto all’Ansa Cristina Costarelli, presidente Anp Lazio – auspichiamo che oltre alle indicazioni normative ci sia un controllo successivo in fase applicativa”.

A piacere alla preside è, in particolare, “l’attenzione alla sicurezza che in questi ultimi anni ha suscitando perplessità per gli incidenti che si sono verificati anche se nella maggior parte dei casi erano stage e tirocini, non alternanza scuola lavoro. Auspichiamo che oltre alle indicazioni normative ci sia un controllo successivo in fase applicativa: la normativa è importante ma gli enti esterni e le aziende devono poi rispondere ai requisiti indicati”.

Secondo Costarelli è importante anche “la coerenza con il Piano dell’offerta formativa e la questione del coordinatore di progettazione, una figura nuova come profilo anche se nella gran parte delle scuole già esiste una figura di coordinamento abbinata all’orientamento. L’auspicio è integrare in un’ottica organizzativa il Ptco con il tema dell’orientamento. Dunque c’è un accoglimento positivo di queste misure con l’auspicio che si verifichi l’effettiva messa in atto di queste indicazioni”.

Il ‘no secco’ degli studenti

Di diverso avviso sono invece gli studenti, che chiedono l’abolizione dell’Alternanza come prevista finora.

“Prima di qualsiasi intervento, i Pcto si devono fermare subito”, ha detto all’agenzia di stampa la Rete degli studenti del Lazio.

“Solo quando saremo sicuri che nessun altro rischi la propria salute, allora potremo discutere di come strutturare il rapporto fra scuola e lavoro. L’integrazione di una sezione dedicata nella valutazione dei rischi non è abbastanza, ogni azienda deve essere ispezionata dall’ispettorato del lavoro e l’osservatorio non può esistere se non saranno coinvolte le associazioni studentesche e i sindacati dei lavoratori”.

“I soldi stanziati per l’indennizzo alle famiglie fanno paura di per sé…  come può un ministro concepire e addirittura scrivere in una proposta di legge che si prevede un indennizzo per chi muore o si infortuna durante l’orario scolastico. Se Valditara si immagina che possa essere una risposta di fronte alla tragedia, ha capito male”, conclude la Rete degli studenti del Lazio

Anche Bianca Chiesa, coordinatrice nazionale dell’Unione degli studenti, si è detta molto critica. “I percorsi devono svolgersi il più possibile in maniera laboratoriale e all’interno delle scuole, con un obiettivo formativo e non per produrre manodopera gratuita per le aziende. Ogni percorso deve svolgersi in maniera gratuita e fuori da ogni dalla catena produttiva, affinché gli studenti non costituiscano profitto per le aziende”.

“Noi – ha detto all’Ansa – abbiamo sostenuto fin da subito che non basta rendere sicuri i Pcto ma serve immaginare da capo il rapporto tra istruzione e lavoro. Vogliamo dei corsi di formazione reali e che siamo anche sui diritti sindacali, strutturati assieme alle organizzazioni sindacali. Inoltre vogliamo l’abolizione degli attuali percorsi di Pcto in favore dell’istruzione integrata, che sappia rivedere il rapporto tra istruzione e lavoro in modo tale che la scuola non sia assoggettata alle dinamiche del mercato come ad oggi avviene ma le possa ripensare da capo”.

“Infine, vogliamo delle commissioni paritetiche (luoghi di discussione e confronto formati da un pari numero di docenti e studenti) in ogni scuola, affinché gli studenti possano decidere direttamente sui percorsi da intraprendere”, ha concluso Chiesa.

Alessandro Giuliani

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