Va bene ritornare in classe fino alla prima media anche nelle zone rosse, ma le scuole devono essere messe nelle condizioni di farlo al meglio assicurandogli sicurezza sanitaria e nuove tecnologie. E per chi deve continuare con la didattica digitale integrata serve un adeguato supporto, formativo e tecnologico. È questo il senso di un intervento di Manuela Ghizzoni, neo responsabile Pd Istruzione, Università e Ricerca, reduce da una lunga militanza in Parlamento, dove è stata fino al 2018 per poi tornare al suo naturale ruolo universitario in Romagna: la Ghizzoni sembra ora aprire ad una politica scolastica nuova, che alla tutela di alunni e personale affianca l’esigenza di introdurre dispositivi didattici e tecnologici all’altezza della situazione. Almeno per ora, non vi sono invece riferimenti sul reclutamento del personale e alla chiamata diretta del personale, uno dei capitoli più contestati della Buona Scuola, la Legge 107, approvata anche dalla stessa Ghizzoni quando nel 2015 sedeva in Parlamento sempre con il Pd.
“La riapertura delle scuole, anche nelle cosiddette zone rosse, è decisione importante, frutto di una scelta politica responsabile rispetto alla gestione della pandemia – ha detto Ghizzoni -. Spetta quindi alla politica assumere decisioni conseguenti e coerenti rispetto alla sicurezza sanitaria, all’ammodernamento tecnologico, alla formazione didattica e al coinvolgimento degli enti locali. Nell’immediato, ci aspettiamo che si acceleri sulle vaccinazioni e sulla definizione di protocolli nazionali per effettuare tamponi su alunne e alunni che si affianchino alle diverse misure già adottate dalle regioni”.
Ghizzoni si augura quindi che “ai 150 milioni già disposti dal Decreto Ristori a vantaggio delle scuole per potenziare la gestione dell’emergenza sanitaria, si affianchino risorse per gli enti locali, proprietari degli immobili in cui si fa scuola, per cominciare a predisporre un completo piano di areazione e ventilazione delle aule. L’inadeguata condizione tecnologica ancora oggi penalizza molte scuole dell’offerta di una didattica sincrona concentrata in una ridotta fascia oraria”.
È bene anche sapere, sottolinea la democratica, che “le risorse di Next Generation EU saranno utili per un completo ammodernamento, ma solo nel medio periodo”: questo significa che serviranno anche finanziamenti derivanti non solo dall’Europa, ma anche delle leggi di bilancio.
“Nel frattempo – continua Ghizzoni -, per le classi per le quali è prevista la didattica “mista”, non possiamo ignorare che perdureranno due ordini di problemi, a tutti noti: il primo riguarda la difficoltà di progettare e svolgere attività didattiche efficaci tanto per gli studenti in presenza quanto per quelli a distanza; la seconda attiene alla perdita intermittente della connessione di chi starà a casa mentre la lezione in aula prosegue. Senza un adeguato supporto, formativo e tecnologico – rispetto al quale molto tempo si è perso nei mesi scorsi – si rischia di vanificare il senso della scelta politica compiuta”.
In definitiva, secondo la responsabile Pd Istruzione, Università e Ricerca va bene riaprire “i cancelli delle scuole”, ma “mettiamole nelle condizioni di assolvere al loro compito al meglio “nonostante” la pandemia. Per il Partito democratico questi sono punti imprescindibili da cui far ripartire la scuola, da sempre cuore e motore del Paese”.
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