Il PD e la scuola: “Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”

Ho atteso prima di scrivere questa mia riflessione, perché ho voluto documentarmi bene sul programma elettorale del Pd (2013) e da qui verificare la sua coerenza con l’azione dell’attuale governo. A conclusione del lavoro di sinossi ho avuto la conferma del profilo da libro dei sogni che caratterizza ogni proclama elettorale. 

Ma andiamo con ordine: si legge nel programma che i fiori all’occhiello, i gioielli della scuola italiana del tempo pieno a 40 ore e del modulo a 30 ore (scuola primaria) saranno rimessi in vetrina.

Bene, la vetrina c’è ma non esiste traccia di questi “articoli”.

Non optando questo ritorno al passato, connotato però da riconoscimenti anche internazionali (la scuola dei moduli”, ad esempio, era riuscita a collocarsi per risultati di apprendimento tra le prime al mondo), si sono confermate le scelte operate dalla Gelmini che ha falcidiato la scuola nelle sue risorse finanziarie e soluzioni organizzative, attuando il pensiero non troppo nascosto di G. Tremonti, responsabile del Mef di allora, che in un’intervista affermava che questa scuola “ è un lusso che non possiamo permetterci”.

E io chiedo: E’ l’ignoranza? Ancora: si legge nella proposta elettorale che si intende tornare ad investire nella scuola, riportando il valore al 6% rispetto al PIl. Bene cosa è avvenuto? Nulla, se non un peggioramento in prospettiva. Infatti , si legge nel Def , approvato prima dell’estate che fino al 2016 la spesa rimarrà invariata, ma solo (affermo io) perché i tagli già previsti negli anni passati sono compensati dalle risorse della Buona scuola.

Poi la spesa dal 3,5% del 2015 calerà al 3,5 nel 2020, diminuendo ulteriormente nel decennio successivo (3.3%). E il contratto? Si parla di prossimo contratto, dichiarando quindi la volontà di rinnovarlo dopo quattro anni (2009) dall’ ultimo aggiornamento sostanzialmente solo economico. Bene i governi Letta e Renzi hanno confermato la posizione dei loro predecessori (Berlusconi, Monti) rinviandolo concretamente “sine die”. Fortunatamente nel giugno scorso è intervenuta la Consulta che ha dichiarato illegittimo il rinvio prolungato del rinnovo contrattuale, senza però estendere la sentenza retroattivamente.

Nel programma elettorale si parla di consultazione con la scuola per definire la nuova politica educativa. “La Buona scuola”, invece esprime una sola volontà, una sola decisione, non condivisa, nella quale il governo ha proposto agli insegnanti, genitori e studenti, un pacchetto già pronto e attraverso una consultazione che non ha dato spazio alla Legge di Iniziativa Popolare.

Questa, del resto non poteva essere accolta da Renzi, in quanto si contrappone alle politiche della Gelmini, che il Presidente del Consiglio ha invece confermato. Infine, si parla tanto di scuola dell’inclusione, impegnata a non lasciare indietro nessuno.

Parole, parole di persone che in classe non sono mai entrati o non lo fanno da anni.

Se non si aboliscono le classi- pollaio aberrazione organizzativa voluta dal duo Gelmini-Tremonti (2008), ogni personalizzazione risulterà poco efficace, incapace di valorizzare le differenze e di ridurre nel contempo il gap di apprendimento tra gli studenti. A questo punto mi fermo qui. Vorrei essere tanto smentito, ma sarà difficile. A chi legge, comunque le conclusioni.

I lettori ci scrivono

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