Il Pd: riforma degli Organi collegiali non deve portare a privatizzazione

Manuela Ghizzoni, la capogruppo del Partito democratico nella commissione Cultura della Camera, intervenendo sull’iter parlamentare del testo di legge sulla riforma degli organi collegiali, proposto da Valentina Aprea (Pdl) qualche giorno prima di assumere l’incarico di assessore alla Istruzione nella Regione Lombardia, ha precisato: “Sulla riforma degli organi collegiali degli istituti scolastici c’è ancora molto da fare. E per il Pd la volontà o meno di concedere la legislativa, e quindi agevolarne fortemente il percorso parlamentare, dipenderà dal contenuto del testo che sarà approvato dal comitato ristretto. È chiaro che se in quel testo vi saranno elementi che preludono ad una privatizzazione della scuola, come ad esempio la possibilità per gli istituti di costituirsi in fondazioni, per noi la partita si chiude immediatamente”.
Ma di cosa si tratta? Alcuni organi di stampa l’hanno già chiamata: mini-riforma Aprea e consisterebbe nell’introduzione di alcune forti novità relative agli organi collegiali la cui creazione risale alla Legge 30 luglio 1973.
Secondo quanto riferito
da queste agenzie, le scuole dovrebbero essere sempre più autonome dallo stato centrale, per cui ogni istituto scolastico dovrebbe avere uno statuto autonomo, nuclei di autovalutazione interni, potrà costituirsi in fondazioni e avere partner pubblico-privati per potersi sostenere economicamente.
Sparirebbe quindi il Consiglio di istituto o di circolo per la creazione del Consiglio dell’autonomia; e sparirebbero pure i consigli di classe e intersezione per il Consiglio dei docenti. Sorgerebbero di contro nuclei di autovalutazione per lavorare in raccordo con l’Invalsi.
Tuttavia forse l’aspetto più controverso è la
possibilità data alle scuole di trasformarsi in Fondazioni con lo scopo di trovare finanziamenti presso partner pubblici o privati che potrebbero di conseguenza dettare le loro priorità alle Istituzioni scolastiche.

Pasquale Almirante

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