Categorie: Politica scolastica

Il Pd sa bene che la riforma è osteggiata dalla maggior parte dei docenti

“È stato facile andare nelle scuole italiane e sostenere una riforma della scuola avversata da larga parte di studenti e insegnanti?”.

La domanda provocatoria è di Roberto Speranza, deputato Pd che guida Sinistra riformista, ed è giunta il 20 marzo nel suo intervento al congresso dei Giovani democratici.

L’ammissione non è da poco: perché il partito di maggioranza di Governo, seppure per bocca di un componente non troppo vicino all’entourage renziano, di fatto fa sapere di essere cosciente che le novità della Legge 107/15 (albi territoriali, 200 milioni di euro al 10-20% dei prof, dirigenti con più poteri e responsabilità) non piacciono alla maggior parte di chi opera negli istituti scolastici. E fare politica con la Scuola contro non è un’opera agevole.

“Da dirigente Pd – ha infatti detto ancora Speranza -, è dura per me certe volte spiegare perché il Pd è la risposta ai problemi del Paese. E’ stato facile spiegare che togliamo la tassa sulla casa anche a chi è miliardario? Io penso di no”.

 

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Il deputato è cosciente del malcontento dei cittadini. “Il Pd vorrei fosse un soggetto che dice nel Paese che guarda al mondo con gli occhi di una generazione che non ce la fa più. Sono molto preoccupato, perché la generazione di chi è venuto dopo di me rischia di essere l’epicentro della rottura del rapporto tra politica e cittadini: non nascondiamoci, non mettiamo la testa sotto la sabbia”,

Quella di Speranza, però, vuole essere una critica costruttiva. “Penso che nonostante tutto abbiamo bisogno di credere in questo partito. Le speranze e il futuro dell’Italia dipendono dalla capacità del Pd di essere all’altezza delle proprie sfide. Il Pd è il futuro del Paese”, conclude.

“Abbiamo una enorme responsabilità: siamo il Pd e se non ce la facciamo noi fuori c’è il trio Berlusconi-Salvini-Grillo, vecchi e nuovi populisti, uno scenario inquietante”.

 

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Alessandro Giuliani

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