Rincorre. Il Partito democratico rincorre il Governo senza riuscire a dare alternative su una riforma complessiva e soprattutto condivisa sulla scuola. Eppure questi dovrebbero essere gli eredi del vecchio Pci di Enrico Berlinguer, i nipoti, troppo dimentichi però, di una tradizione culturale straordinaria che affonda le radici nelle grandi teorizzazioni di Antonio Gramsci e Amedeo Bordiga, e poi via via fino ai grandi intellettuali che hanno contribuito a fare grande e nobile di cultura la nostra Nazione: Alberto Asor Rosa, Franco Fortini, Gastone Manacorda, Carlo Muscetta, Lucio Lombardo Radice, Paolo Alatri, Giorgio Amendola e così dicendo, compreso Pier Paolo Pasolini.
Ebbene quella sinistra aveva un progetto politico, lungimirante e profondo, sulla scuola, sulla cui riforma, per toglierla dalla prerogativa democristiana che da sempre si era eletta i ministri, furono riempite migliaia di pagine tra libri e riviste.
Altri tempi, si dirà, quando il ministero della Pubblica istruzione era ritenuto importante e strategico e si nominavano personaggi illustri alla sua guida: da Moro a Spadolini, da Gerardo Bianco a Sergio Mattarella a Oscar Luigi Scalfaro, mentre oggi si preferiscono personalità, diciamocosì, meno “clamorosi”, più legati allo schieramento, o al capo corrente, che all’idea di cultura e di istruzione.
E così anche il Pd che ancora, invece di mettersi al lavoro e sbracciarsi le maniche, critica e insegue il Governo il quale, dal suo canto, non solo non ha idea di istruzione ma neanche quella di una accettabile riforma complessiva che possa mettere in careggiata la Nazione, facendo ritornare la scuola pubblica italiana fra le prime nel mondo.
Che stanno facendo infatti i Pentaleghisti? Smontare, là dove è possibile, la legge 107 e poi regionalizzare, secondo un vecchio schema leghista e regionalista. E il Pd? Il partito che fu di Renzi invece è ancora inginocchiato su quella Legge che i suoi esponenti di punta, maldestramente, cercano di difendere, senza rendersi conto che nessuno la vuole, soprattutto i docenti il cui impatto, già alla sua formulazione, hanno rifiutato.
Eppure ci sarebbe già una piattaforma da cui il Pd, in mancanza di altro e viste le carenze di elaborazione, può partire, se con umiltà e intelligenza prende atto del proprio fallimento. La proposta di legge della “Lip scuola”, la Legge di iniziativa popolare costruita col supporto di docenti, dirigenti, intellettuali, famiglie: il popolo insomma.
Che la prendano almeno in esame e la dibattano, ne traggano spunto e idee, novità e mancanze. Quantomeno dimostrano di avere a cuore l’istruzione in Italia, così come l’ebbero quegli intellettuali di sinistra dei tempi ruggenti della politica, quella con la P maiuscola, ma che oggi barcolla tra populismo, sovranismo, schematismo alla carlona e intolleranza anche verso chi tenta timide opposizioni.
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