Cresce l’impegno della maggioranza sulla scuola e sulla ripresa delle lezioni a settembre, perché sbagliare significherebbe accelerare quel processo di crisi di Governo che in autunno potrebbe portare ad un importante “rimpasto”. Molto dipenderà da come il premier Giuseppe Conte riuscirà a gestire le fondamentali partite europee del Meccanismo europeo di stabilità, il Mes, noto anche come Fondo salva-Stati per la stabilità finanziaria della zona euro. E anche il Recovery Fund. Il gioco entrerà nel vivo a settembre, negli stessi giorni in cui prenderanno il via le lezioni negli oltre 40 mila plessi scolastici. E l’istruzione, assieme agli investimenti su green, digitalizzazione e opere “utili”, è uno dei comparti che il presidente del Consiglio ha detto di volere rilanciare corposamente.
Il Governo sempre più in bilico
La stabilità del Governo, e dello stesso premier Giuseppe Conte (sempre premiato dai sondaggi), diventerà più a rischio, poi, se alle “grida” delle opposizioni e ai sindacati dovesse aggiungersi il malcontento sociale. E la scuola – che coinvolge in qualche modo più della metà dei cittadini italiani – può diventare la cartina di tornasole di un esecutivo sempre più in bilico.
Nella lista dei ministeri da rinnovare, soprattutto qualora la ripresa delle lezioni in presenza dovesse rivelarsi poco efficace, disomogenea e produrre problemi alle famiglie (per via delle probabili riduzioni delle unità orarie di lezione, dei doppi turni, degli ingressi e delle uscite scaglionate, ma anche del possibile ritorno della Dad) c’è sempre quello dell’Istruzione.
Il dicastero bianco fa gola a tanti
Del resto, avere il mondo dell’Istruzione dalla propria parte fa gola a tutto l’apparato politico. A sinistra, come al centro e a destra.
Nei giorni scorsi, andando probabilmente anche un po’ oltre le proprie competenze istituzionali, la presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati aveva detto che se continua “così rischiamo la catastrofe, creando inaccettabili diseguaglianze e discriminazioni tra studenti di serie A e di serie B”.
Dopo qualche giorno, su Twitter, gli ha replicato il senatore del Movimento 5 Stelle Danilo Toninelli: “Per la Casellati la scuola è la priorità e non bisogna lasciare i presidi soli. Giustissimo. Ma è la stessa che fa parte di quel partito – Forza Italia – che ha lasciato presidi e insegnanti con 32 alunni in classi pollaio?”, ha concluso il grillino.
Il Partito Democratico non lo nasconde
Intanto, al posto della ministra Lucia Azzolina – che si sente penalizzata perché “donna, ministro Cinque stelle e giovane” – in autunno sarebbe in pole position un esponente democratico.
“Il Pd vuole il ministero dell’Istruzione, è chiaro. Ma a quel punto noi chiediamo il Mit“, ha rivelato alle agenzie una fonte di governo del M5S.
Per il Partito democratico, evidentemente, la scuola viene ritenuto un comparto fondamentale per elevare i consensi. Ma anche, ricordiamo, per perderne: l’ex premier Matteo Renzi, che sulla scuola aveva speso tantissime energie e soldi pubblici, ne sa qualcosa.
E comunque anche ad Italia Viva – di cui oggi Renzi è il leader – la poltrona di Viale Trastevere farebbe gola: nei giorni scorsi era stata accostata all’on. Maria Elena Boschi, anche se la stessa ex ministra aveva liquidato l’ipotesi come “una chiacchiera”.