Attualità

Il pedagogista Novara: alcuni genitori sono stalker più che educatori, puntano alla perfezione e i figli ne sono schiacciati

Il pedagogista Daniele Novara, come riporta La Repubblica, ha redatto il libretto “Educati e felici”, realizzato per il Comune di San Donato Milanese e distribuito in duemila copie, che contiene delle indicazioni per i genitori di oggi dei bambini fino a 6 anni che risultano molto interessanti.

I genitori, secondo Novara, “devono lavorare sulle autonomie dei loro bambini. I ragazzi oggi sono indeboliti anche dall’isolamento: giocano solo con fratelli e sorelle, devono invece creare gruppo. Un tempo si stava per strada, ora non lo si fa più: ma ci si può trovare a un pigiama party, di cui sono grande sostenitore. Bisogna far fare delle esperienze, non lasciarli davanti a un tablet. Alcuni genitori poi hanno la fissa di evitare i litigi, ma sono la cosa più normale di questo mondo. Bisogna aiutare il proprio bambino a litigare bene, come dico in un mio libro: non sgridandolo, non colpevolizzandolo, ma abituandolo a parlare con l’amico o il compagno. I figli vanno rafforzati, non assistiti”.

“Certi genitori si affidano, erroneamente, ad influencer e blog”

Il libretto creato dalla squadra di esperti guidata da Daniele Novara contiene “informazioni che i genitori non hanno. Non sanno per esempio che se un bimbo, la mattina prima di andare a scuola, si fissa davanti a un videoschermo, il suo cervello evaderà dalla concentrazione scolastica. Così come non sanno quante ore debbano dormire i bambini nel corso della giornata per stare bene. Nessuno glielo dice: né i pediatri né gli insegnanti. E allora alle famiglie restano solo le Influencer e i blog, che non sono quasi mai attendibili: danno consigli fai da te che non hanno alcuna base scientifica”.

Attraverso questo testo, che ha suscitato l’attenzione di tante altre amministrazioni comunali e potrebbe presto essere replicato in altre città, vengono fornite “informazioni relative ai bambini dagli 0 ai 6 anni per far vivere ai loro figli e figlie un’esperienza positiva a scuola, che sia il nido o la scuola d’infanzia”.

“Non basta fare figli per diventare esperto di bambini”

“Nessun consiglio (che non piacciono a nessuno!), nessun giudizio”, chiarisce l’esperto, “ma tanta informazione scientifica di tipo pedagogico ed educativo, proprio quella che manca ai genitori perché nessuno gliela fornisce. Il genitore fai da te si mette nei guai: così come non basta comprare un’automobile per essere automaticamente esperto di motori, così non basta fare figli per diventare esperto di bambini. Si tratta di cercare le fonti giuste, sufficientemente scientifiche per avere le informazioni necessarie, e poi collegarle alla propria sostenibilità”.

Ma guai a puntare a essere il genitore perfetto, avverte il pedagogista: “Si diventa un genitore pretenzioso, che cerca di costruire il figlio a propria immagine e somiglianza; uno stalker, non più un educatore. Punta alla correzione, alla direzione giusta e perfetta, vuol fare bella figura con gli altri genitori, pretende che tutto sia regolare, perfetto, a posto. Il figlio in questo modo non ha margine di manovra, rischia di essere schiacciato. I bambini hanno bisogno di poter fare la loro vita da bambini e di sbagliare. Gli adulti hanno perso progressivamente la consapevolezza del mondo infantile e questo non è normale: continuiamo a sovrapporre i bambini e le bambine delle dimensioni adulte che rovinano la magia dell’infanzia”.

Open day a scuola, i consigli di Novara

Qualche giorno fa, in tempo di open day scuola, Novara ha dato alcuni consigli ai genitori. Secondo il professore, la prima cosa da guardare con attenzione durante un Open Day è la disposizione dei banchi nelle classi: se questi sono classicamente allineati in file significherà probabilmente che la scuola predilige una didattica classica di tipo frontale; se, al contrario, i banchi sono disposti a gruppi, isole, semicerchi, potrà voler dire che c’è una visione più sociale e stimolante del percorso di insegnamento-apprendimento. Da valutare pure – continua il professore – l’articolazione degli altri luoghi di insegnamento, laboratori e palestre. Ma occorrerà anche chiedere informazioni sui programmi di attività extrascolastiche, le gite, il teatro, i viaggi in Italia e all’estero, gli eventuali gemellaggi già in atto. Ciò serve a valutare se l’idea è quella di una scuola viva, il cui unico scopo non è tenere i ragazzi in classe, fermi e buoni. Tutte queste informazioni servono a stimare quello che il professore Novara chiama “L’indice pedagogico” della scuola.

Le famiglie svolgono un ruolo fondamentale: devono, infatti, cogliere i desideri, le passioni, gli interessi dei loro figli, che non sempre a tredici anni hanno le idee chiare sulla scelta da effettuare in uscita dalla scuola media. Interrogato poi su come si faccia a comprendere le attitudini di un ragazzo quando non sono molto evidenti, il pedagogista risponde che “la motivazione è tutto, è la benzina per i successivi cinque anni.” Un consiglio elementare: se un ragazzo non ha alcuna passione per la lettura, non ha senso iscriverlo in un liceo dove lo studio teorico è prevalente.

Redazione

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