Alunni

Il pediatra ai docenti: basta compiti nel week end, se volete il bene dei vostri alunni

Assegnare i compiti a casa nel week end significa condurre un vero accanimento contro il bene degli alunni: in un sistema scolastico “basato sui compiti a casa, assegnati anche ai bambini che fanno il tempo pieno, almeno il fine settimana dovrebbe essere salvaguardato, come tempo prezioso per stare con la famiglia, incontrare gli amichetti, fare un giro al parco o andare a trovare i nonni. Tutte attività preziose per la crescita e lo sviluppo dei bambini, ostacolate dal tempo da riservare ai compiti”.

A chiedere ai docenti di non assegnare i compiti a casa, almeno nel fine settimana è Italo Farnetani, ordinario presso la Libera Università degli Studi di Scienze Umane e Tecnologiche di Malta, in occasione dell’anniversario dalla Convenzione sui Diritti del Fanciullo, approvata dall’Assemblea dell’Onu il 20 novembre 1989.

I nemici da combattere sono solitudine e obesità

A colloquio con AdnKronos Salute, il pediatra accademico ha ricordato che “a 58 anni di distanza dalla dichiarazione universale dei diritti del fanciullo, avvenuta il 20 novembre 1959 e a 10 dalla Convenzione sui Diritti del Fanciullo, il bilancio complessivo è nettamente positivo, ma purtroppo riguarda solo un terzo dell’umanità. Progressi preziosi, dovuti alla medicina e alla sanità, a alla capacità ad esempio di assicurare la sopravvivenza anche dei bimbi molto prematuri”.

Secondo il professor Farnetani, però, oggi “i bambini dei Paesi industrializzati lottano contro nemici che si chiamano sovrappeso, obesità, poca attività fisica, solitudine”.

Quindi, è inevitabile che “dover dedicare delle ore negli unici giorni liberi dalla scuola a fare i compiti impedisce ai bambini di godere pienamente del diritto alla vita familiare, fatta anche di gite tutti insieme, sport, pomeriggi di gioco e relax, riunioni di famiglia, pomeriggi con i coetanei”, conclude il pediatra.

La ministra Fedeli: basta schemi rigidi

Sull’argomento, nelle ultime ore si è espressa – interpellata dall’agenzia di stampa Dire – anche la ministra dell’Istruzione, Valera Fedeli: pur non schierandosi in modo netto, la responsabile del Miur ha detto che bisogna avere “un atteggiamento sicuramente migliorativo rispetto a quello tradizionale ‘Ti faccio la lezione frontale, poi tu approfondisci a casa da solo’”: quindi non èpiù il tempo né della sola lezione frontale né dei singoli compiti a casa”, per cui “i ragazzi hanno bisogno non di schemi rigidi”, ha concluso la ministra.

Alessandro Giuliani

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