Il dibattito sul DdL scuola è incentrato quasi esclusivamente, quasi fossero gli unici punti nodali, sui “super poteri” assegnati ai presidi e sugli albi territoriali dove verranno parcheggiati, in attesa di essere scelti, dopo una ridicola autocandidatura, gli insegnanti immessi in ruolo e i docenti che per un qualsiasi motivo sono perdenti posto o in mobilità volontaria.
È ovvio che questi punti stanno captando completamente l’attenzione degli insegnanti, che si domandano già, dando ormai per scontato che questi punti passeranno, come potrebbe essere la futura mobilità e le future immissioni in ruolo. Per capire come funzionerà il meccanismo della scelta degli insegnanti da parte delle scuole, si dovrà attendere, dopo che verrà approvato questo ddl scuola, l’emanazione dei relativi decreti attuativi.
Tra gli insegnati c’è grande smarrimento e preoccupazione. Tuttavia ci sono altri punti che potrebbero emergere con l’approvazione di questo ddl scuola, che per ora sembrano sopiti o per lo meno un lontano ricordo.
Si tratta di alcune deleghe normative in bianco, che il governo sta lasciando da parte. Il pericolo è quello del ritorno delle 24 ore di servizio settimanale degli insegnanti. Per essere precisi, come aveva annunciato l’estate scorsa, l’ex Sottosegretario all’istruzione Reggi, si parlava di portare l’orario di servizio dei docenti, fino ad un massimo di 36 ore settimanali. Reggi parlava di contratti flessibili e orari di servizio diversificati per gli insegnanti.
Ma questa idea di orari di servizio diversificati, fino ad arrivare alle 36 ore settimanali, è un ipotesi tramontata o sta annidata nei temi delle deleghe che il governo si è riservato? Per quanto dichiarato dall’on. Vacca del M5S, che si occupa a tempo pieno del ddl scuola, il problema dell’aumento dell’orario di servizio settimanale dei docenti, è un pericolo reale. In buona sostanza il governo potrebbe, riscrivendo alcune parti del testo unico, modificare la rigidità dell’attuale orario si servizio, proponendone un altro più flessibile e più adeguato all’organico dell’autonomia. Quindi oltre ai punti oggetto di contestazione, come quello dell’aumento dei poteri dei dirigenti scolastici e del limbo dell’albo territoriale, ci potrebbe essere il ritorno del tormentone dell’aumento dell’orario di servizio settimanale per gli insegnanti. Un tormentone che ha visto protagonista l’ex ministro Profumo prima e l’ex sottosegretario al Miur Reggi dopo. E adesso a chi toccherà affrontare questo annoso problema dell’orario di servizio dei docenti? Toccherà a Davide Faraone, ci possiamo scommettere.
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