Il piano assunzioni. Tra sì e no al boicottaggio. Tanti aspetti contraddittori

Posto un articolo interessante e “fuori dal coro” di Bruno Ventura, che esprime bene la posizione di chi in questi giorni di caldo ferragostano ha, con tanta calma e tranquillità, assistito alla più grande operazione di  sservimento mediatico a favore dei precari che sembra siano i soli e unici detentori dell’informazione sulla riforma e su tutti i suoi aspetti contradditori.

 

A quanto pare prevalgono sempre gli interessi personali e la convinzione di essere più furbi degli altri. Gli insegnanti avevano a disposizione la più grande opportunità per contestare la Buona Scuola boicottando la domanda, ma tutti intenti a coltivare il proprio orticello hanno preferito cedere vigliaccamente alle lusinghe dei millantatori dei Palazzi. Grazie al loro tradimento adesso l’Italia sa che 71.000 domande costituiscono la prova che gli insegnanti hanno approvato la riforma e che la contestazione di questi mesi è stata solo un bluff. E siccome lo ha detto il premier su Raiuno automaticamente questa è l’unica verità, perciò adesso è inutile parlare di deportazione.

 

Le reazioni di chi ha boicottato il piano

Su Facebook, la rabbia degli insegnanti rimasti fuori dal piano, che siano appartenenti alle Gae oppure semplici iscritti nelle graduatorie di istituto, si percepisce ampiamente nei vari commenti post ferragostani. Le parole più gentili sono vili, opportunisti, arroganti, arrivisti la categoria più disomogenea ed è per questo che gli inqualificabili signori del Governo riescono a manipolarli e a renderli mansueti. E per 40.000 furbi arriva ora la lotteria della cattedre con la conseguente possibilità di doversi trasferire. In molti l’hanno chiamata, in modo improprio, deportazione forzata.

 

I dissidenti del boicottaggio

Su 71.643 docenti, sono stati in 40.000 circa a presentare domanda di partecipazione al piano di assunzioni della Buona Scuola; almeno, questo è il dato che si ricava leggendo le varie rassegne stampa proposte dai siti specializzati. I 40.000 che hanno scelto di presentare domanda non prenderanno il ruolo: avranno un contratto triennale in base alle nuove norme che aboliscono la titolarità di cattedra. Chiariamolo bene questo fatto perché terminare negli albi territoriali non assicura continuità lavorativa, quella continuità che soltanto una vera immissione in ruolo con le vecchie regole può garantire! E leggere che si lamentano perché saranno stati deportati è insostenibile per chi ha saputo vedere che le Fasi B e C sono solo un ricatto del governo.

 

Adesso pedalate

Questi signori che hanno obiettato di aver fatto una scelta personale sofferta devono augurarsi soltanto una cosa: che non debbano ritrovarsi negli albi territoriali per far posto ai raccomandati di turno che i dirigenti scolastici chiameranno non appena il prossimo concorso riverserà nelle scuole di tutto il regno migliaia di imberbi e inesperti neolaureati provenienti dai salotti bene, quelli che non sono ‘choosy’ per intenderci. Quel giorno, se dovessero reclamare il diritto del posto scippato dai nuovi entrati, potrebbero non trovare più nessuno disposto ad aiutarli. Di certo non i sindacati che in maniera latente hanno appoggiato questa riforma.

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