Mi colpiscono le affermazioni dell’ex Ministro del lavoro, Cesare Damiano, il quale invita a non “demonizzare” la proposta di legge che permetterebbe l’uscita di Legge dal lavoro con 4 anni d’anticipo, con la condizione che il “pensionando” si carichi sul groppone un prestito ventennale che, in altre situazioni, nessuna banca gli avrebbe concesso. Quindi la proposta da non demonizzare è giustificata dal fatto che “il governo giustamente deve anzitutto fare i conti con l’Europa e con la sostenibilità di bilancio”.
Ma come mai i conti con l’Europa li pagano sempre i soliti ? Con uno stipendio da fame e il debito fino ad oltre 80 anni lo scenario è a dir poco allucinante. Se poi quotidianamente ascolti le notizie che provengono dal mondo politico sul livello di corruzione che permea gran parte del sistema , come fai a non indignarti e a non infuriarti?
L’ex sindacalista Cesare Damiano dovrebbe sapere che il sistema delle pensioni, in Italia è tra i piu’ duri d’Europa, basta fare una semplice ricerca: “In Germania, dal 2029 (anno in cui andrà a regime il suo sistema pensionistico), ci vorranno 67 anni di età. In Francia, la soglia è di 65 anni per coloro che sono nati dal 1° luglio 1951, 65 anni e 5 mesi per i nati nel 1952 e così via, fino ad arrivare a 67 anni per i nati dal 1955 in avanti. Ci vorranno 67 anni anche in Spagna e Islanda, a partire dal 2027.
Nel Regno Unito, a partire dal 2020, l‘età pensionabile (per uomini e donne) sarà di 66 anni così come in Irlanda, dove è così già oggi. Record opposto al nostro in Repubblica Ceca e Slovacchia, dove si va in pensione a 62 anni, anche se sono ancora al vaglio adeguamenti alle aspettative di vita. In tutti gli altri paesi, l’età fissata dal 2020 sarà di 65 anni.
Inoltre nei paesi scandinavi, Norvegia, Svezia e Finlandia, esistono regimi di flessibilità assoluta. Sta al cittadino scegliere se andarsene in pensione già a partire dai 61 anni. Naturalmente, l’uscita anticipata prevede dei piccoli tagli agli assegni in tutti i paesi d’Europa. Per i paesi più importanti e simili al nostro, la normativa vigente, messa a confronto con la nostra, sembra più favorevole.
In Germania ci vogliono 63 anni e 35 di contributi. In Francia si può uscire dal lavoro già tra i 56 ed i 60 anni di età. In Spagna si può andare in pensione 2 anni prima, con 35 anni di contributi.”
Il governo sembra aver trovato nella scuola e nei docenti il bersaglio preferito : giro di vite su ferie, permessi, malattia …titoloni che catturano l’attenzione dell’opinione pubblica che accoglie favorevolmente le notizie . Finalmente per i “fannulloni” la pacchia è finita! Se questa è la stessa gente che dovrebbe votare per il referendum sulla scuola o sulla riforma costituzionale, (come quello sulle trivelle), allora stiamo freschi.
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