Generale

Il pluralismo fa bene ma il monopolio è comodo. Per non pensare

I cittadini genitori che scelgono liberamente l’educazione dei figli fanno paura, perché non sono trasformabili in sudditi… I cittadini che sanno, pensano, criticano, giudicano, scelgono fanno paura al Potere Costituito; non resta che delegittimarli nel loro agire responsabile, perché libero, e privarli dello spazio di scelta ledendo la potestà genitoriale e il pluralismo educativo.

L’art. 30 della Costituzione recita: “E’ dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio. Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti.”

…”Nei casi di incapacità” provvede la legge, che cosi potrà fare dei bambini ciò che vuole: sottrarli alla patria potestà dei genitori, educarli, affidarli, istruirli, condizionarli, venderli. La cronaca (nera) è sotto gli occhi di tutti.

Stride lo sconcerto perbenista di quanti oggi si sdegnano, eppure forse sapevano. Nessuna meraviglia, dopo che per anni la famiglia è stata delegittimata e depredata del diritto di scegliere l’educazione di questi figli… solo perché indigente. “Tu non scegli l’educazione per tuo figlio, tu non puoi, tuo figlio te lo istruisco io, e te lo tolgo pure, perché io posso, sono il Potere Costituito”.

Nella logica delle cose tutto ha una premessa, un percorso una conclusione. Il Governo sia chiaro e responsabile nei confronti dei Genitori: il pluralismo educativo garantisce la libertà e il monopolio crea burattini sottomessi, in tutti i campi. Dica, il Governo, se vuole reiterare all’infinito “Angeli e demoni”.

Un cittadino che si sente preda di uno Stato che non lo difende ma lo discrimina, diventa sempre più inerte. L’Italia è uno stato di diritto e in quanto tale deve garantire i diritti che riconosce; l’alternativa è il far west della difesa personale, dei poteri forti, della società imbarbarita.

Se i genitori sapessero che, essendo liberi, hanno la responsabilità educativa, svilupperebbero una coscienza critica e una consapevolezza educativa che non cederebbe all’elettroshock. Soprattutto, capirebbero che la libertà di educare non è “acquistabile” a nessun prezzo e quindi per il suo esercizio deve essere garantita la libertà economica.

Per questo è necessario riconoscere una dote a ciascuno studente, pari ad un costo standard di sostenibilità ossia all’ammontare minimo di risorse da riconoscere a ciascuna scuola pubblica – statale e paritaria – sulla base di parametri certi.

Chi si sente legittimato ad alimentare la confusione, altro non fa che discriminare. E se chi discrimina è lo Stato, è proprio finita.

Anna Monia Alfieri

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