Acclarato che in Italia la famiglia di origine ha ancora un peso rilevantissimo sulle probabilità di successo a scuola e negli studi in generale, confermato il sottofinanziamento cronico del nostro sistema d’istruzione, fermo al 4 per cento del Pil contro una media Ocse del 5 per cento, sottolineato che gli investimenti pubblici nei servizi educativi per l’infanzia sono diminuiti dell’11%, mentre tra i Paesi OCSE sono aumentati del 9%, confermato che il 73% delle laureate e il 75% dei laureati hanno un lavoro, anche se la laurea non aiuta a ridurre il divario salariale tra uomini e donne, il PNRR può portare un notevole cambiamento su tutto questo fronte se usato con lungimiranza.
Infatti, scrive Save the Children, il PNRR, con un investimento di oltre 17 miliardi di euro destinati al Ministero dell’Istruzione e del Merito, rappresenta un’occasione unica per garantire uguali opportunità a tutti gli studenti che abitano in zone dove la povertà minorile è più accentuata e le famiglie affrontano maggiori difficoltà economiche.
Il problema, oltre a quello di garantire il regolare finanziamento dalla Ue, è fare in modo che le risorse del PNRR raggiungano effettivamente i territori dove gli studenti scontano le maggiori difficoltà, cosicché possa rappresentare un’occasione unica per superare le disuguaglianze di offerta educativa tra nord e sud, tra centri urbani e aree interne.
E poi, di mantenere costante la spesa per l’istruzione, nonostante la diminuzione degli studenti, visto che essa è finanziata in base al loro numero, e realizzare nel sud in particolare servizi di tempo pieno e mense.
Per questo, conclude Save the Children, è stato chiesto al Governo di includere nel Piano Strutturale di Bilancio (PSB) un piano organico di riforme strutturali e di investimenti strategici di medio periodo per garantire l’adozione dei LEP sulla mensa e il tempo pieno alla scuola primaria.
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