Sembra avere già toccato l’apice l’entusiasmo dei finanziamenti europei per la scuola italiana, da attuare attraverso gli importanti fondi previsti dal Pnrr: qualche giorno fa, dopo le perplessità espresse dall’opinionista del Corriere della Sera, Francesco Verderami, secondo il quale sarebbero “tanti, anzi troppi, i finanziamenti del Pnrr chiesti da Conte”, alti esponenti del Governo Meloni hanno storto la bocca. Come il ministro della Difesa Guido Crosetto (FdI), per il quale sarebbe il caso di “prendere solo i fondi che si è sicuri di spendere”. Il 24 aprile si è aggiunta una “bacchettata” più super partes: è la relazione della Corte dei Conti Ue sullo stato dell’istruzione digitale nelle scuole in Italia e altri cinque Paesi Ue.
Ebbene, secondo i revisori dell’Unione europea “la riforma del settore dell’istruzione volta al potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione, dagli asili nido alle università, non specifica i traguardi e gli obiettivi definiti“.
In generale, la Corte ha rilevato “scarsa chiarezza” sui risultati attesi dalle misure finanziate dal Pnrr italiano per la digitalizzazione delle scuole e “notevoli ritardi“, in alcune regioni, nell’attuazione del programma per la connettività in banda larga delle scuole italiane.
È una situazione, spiega la Corte dei Conti Ue, tutt’altro da trascurare, perchè mette “a rischio il raggiungimento dell’obiettivo di un gigabit di connessione entro il 2025 per l’intero territorio nazionale”.
Secondo i revisori, il problema è la base di partenza, a livello di on line, decisamente arretrata in cui versano i nostri istituti: tra i fattori che impediscono di ottenere migliori risultati in questo ambito – si legge nel rapporto – hanno influito la “bassa velocità di connettività e le reti inadeguate negli edifici scolastici“, che hanno “reso difficile a molte scuole di utilizzare al meglio le attrezzature finanziate dall’Ue”, come le applicazioni cloud o le piattaforme didattiche.
Malgrado i rilievi dei revisori europei, il 79% delle scuole sostiene di avere una strategia formale per l’utilizzo delle tecnologie digitali a fini didattici.
Inoltre, secondo gli auditor – i funzionari incaricato di verificare e certificare la conformità del Piano rispetto ai progetti in atto – l’Italia risulta l’unico tra gli Stati analizzati a fare riferimento a un concreto piano d’azione per la digitalizzazione delle scuole per il periodo 2014-2020.
È probabile che nei prossimi giorni il nostro Governo, dopo una verifica del ministero dell’Istruzione e del Merito, produca una verifica degli appunti giunti da Bruxelles.
Sulle difficoltà di introduzione della banda larga nelle scuola italiane, vale la pena ricordare che complessivamente nella nostra Penisola i plessi scolastici sono oltre 40 mila. E la maggior parte sono stati costruiti almeno mezzo secolo fa.
Diverse strutture scolastiche italiane, oggi utilizzate, non risultano idonee per soddisfare esigenze e anche certificazioni relative alla sicurezza e alla tenuta delle strutture in caso di terremoto, anche nelle zone ad alto rischio sismico.
Va anche detto che, sulla base del piano del Pnrr predisposto lo scorso anno, quando a capo del dicastero bianco c’era il ministro Patrizio Bianchi, è stato deciso che gli istituti scolastici innovativi da realizzare, utilizzando i finanziamenti stanziati dall’Europa, sarebbero stati 212, con il preciso impegno di utilizzarle, una volta costruite, anche in orari non canonici: l’intervento di rinnovamento di edilizia scolastica fa parte delle sei linee di investimento per le infrastrutture scolastiche per le quali il PNRR stanzia un totale di 12,1 miliardi.
Gli istituti innovativi, secondo il progetto, si sarebbero dovuti utilizzare anche il pomeriggio: una soluzione, quest’ultima, che potrebbe sposarsi al meglio con l’intenzione espressa giusto oggi dall’attuale ministro Giuseppe Valditara di volere affidare a docenti, pagati circa 3 mila euro in più l’anno, gli studenti più rischio abbandono a patto di svolgere corsi pomeridiani (nell’ambito del progetto che riguarda oltre 40 mila docenti tutor).
Il bando di assegnazione dei finanziamenti per la costruzione dei 212 istituti innovativi da realizzare con i fondi del Pnrr riguarda scuole “altamente sostenibili, inclusive, accessibili e capaci di garantire una didattica moderna e una piena fruibilità degli ambienti, anche attraverso il potenziamento degli impianti sportivi”.
La procedura si realizzerà attraverso l’utilizzo della piattaforma concorsi del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori.
La loro progettazione dovrà tenere conto delle linee guida elaborate dal gruppo di lavoro selezionato dal ministero, che ha messo insieme un raggruppamento di architetti di altissimo profilo, tra i quali figura anche Renzo Piano, come abbiamo riferito, oltre che pedagogisti ed esperti a vario titolo della scuola.
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