Appena prima delle vacanze natalizie è arrivata una circolare ministeriale, n. 25184 del 23/12/19, a firma del Direttore generale Maria Assunta Palermo, che invita ad integrare lo studio della Letteratura italiana con Autori meridionali e Autrici.
Ecco il testo: Giungono a questa Direzione generale segnalazioni in merito alla necessità di approfondire, nei percorsi di istruzione secondaria di secondo grado e in particolare nell’ultimo anno di corso, lo studio della vita e delle opere di Autori nati in regioni del Sud Italia e di Autrici italiane, poiché non sempre adeguatamente rappresentati nella sezione dedicata alla Lingua e letteratura italiana delle “Indicazioni nazionali per i Licei”, approvate con decreto interministeriale n, 211/2010.
Non nascondo, e dichiaro in premessa, la mia irritazione di fronte a questa circolare che rappresenta non un episodio circoscritto, ma piuttosto il segno di una visione culturale esasperata (il politicamente corretto applicato anche alla Letteratura).
- Bisognerebbe ricordare che nell’ultimo anno di corso si studiano almeno due grandissimi autori meridionali, che sono Giovanni Verga e Luigi Pirandello, e che sono studiati non in quanto meridionali, ma universali.
- La letteratura ha un canone che può ovviamente variare, ma pensare che le Autrici vadano inserite solo perché donne, è davvero un’ipotesi da respingere. Grazia Deledda ha ricevuto il Nobel, ma è giustamente dimenticata.
Le donne si sono affacciate sulla scena culturale da molti meno anni (secoli e millenni) rispetto agli uomini; sta solo in questo la differenza numerica e qualitativa della produzione femminile. Ma l’arte non può soggiacere alle quote rosa. Ci sono già Autrici, soprattutto del Novecento, inserite nella Storia della letteratura perché il loro messaggio è ritenuto valido e universale, e non perché donne. Con un po’ di provocazione, vorrei chiedere: perché allora non richiamare allo studio degli autori gay o transgender?
- Nel prosieguo della circolare si dice che le Istituzioni scolastiche possono predisporre “in piena autonomia, i curriculi di letteratura anche tenendo conto delle specifiche caratteristiche e peculiarità territoriali”. Devo dire che neppure nei peggiori programmi federalisti si dovrebbe auspicare questo localismo culturale. Manzoni sarà studiato solo in Lombardia e Leopardi solo nelle Marche?
Di fronte a questa direttiva del Ministero, non mi resta che augurare a tutti i Docenti e agli Studenti che il politicamente corretto promosso dal Ministero sia solo un incidente di percorso.
Anna Rita Borelli