Le conoscenze dei nostri giovani riguardo la campagna e gli animali sono limitate e spesso anche distorte. Solo un bambino italiano su tre ha visitato una fattoria e nostri risultano anche tra i meno esperti in Europa quando di parla di agricoltura: la stragrande maggioranza dei nostri ragazzi sostiene, infatti, che le arance, le olive e le banane crescono nel Regno Unito, le pesche in Finlandia, che il cotone si raccolga direttamente dalle pecore, che un pollo abbia quattro cosce, che le galline allattino i pulcini, che lo zucchero non si sa dove venga prodotto, che l`orto si trovi nel supermercato, che la seta si produce in fabbrica.
Di questi dati si è parlato il 30 maggio nel corso della prima Festa nazionale di “Scuola in Fattoria”, promossa dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori, durante la quale sono stati anche presentati i risultati di un sondaggio nazionale sul tema. Dall’indagine è emerso che la maggior parte dei bambini entra ormai in contatto con la produzione agricola unicamente al supermercato. E’ solo il 10% a citare la fattoria come regolare fonte di acquisti per la famiglia. Il numero è più alto in Lussemburgo e Austria (30 e 28 per cento rispettivamente) e più basso in Irlanda (2%), Regno Unito e Spagna (3% entrambe).
L’immagine che i bambini hanno della coltivazione, come si ricava dal sondaggio, è incentrata sugli animali. Una fattoria senza animali è quasi inconcepibile. Quasi tre quarti dei bambini europei sono stati in una fattoria almeno una volta e a quasi nove su dieci la visita è piaciuta. La visita è stata più entusiasmante per i bambini spagnoli e irlandesi (64 e 59% rispettivamente), ma meno per quelli tedeschi e italiani (35 e 27%).
Inoltre, in assoluto i bimbi italiani hanno difficoltà ad associare i prodotti non trattati alla loro forma finale dopo la trasformazione: il 50% non sa da dove viene lo zucchero, tre quarti non sanno da dove viene il cotone, mentre un quarto crede che cresca sulle pecore. E un terzo dei bambini non è in grado di citare nemmeno un prodotto derivato dal girasole. Indicativo anche il fatto che quasi un quarto dei nostri giovani non è in condizione di citare un metodo di conservazione del cibo diverso dal congelamento. Insomma, tante lacune e tanta disinformazione su argomenti – alimentazione, natura e scienze – invece sempre più centrali nella vita dell’uomo moderno: scuole e famiglie farebbero bene ad interrogarsi sui rimedi da individuare per colmare una carenza tutt’altro che trascurabile.
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