Domani dalle 7 alle 23, in un’unica giornata, si voterà per le elezioni amministrative. Si voterà in 7 regioni, Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Umbria, Campania e Puglia, ma anche in tantissimi comuni. La scuola guarda con particolare interesse questa tornata elettorale, perché dagli esiti di questo voto, potrebbe dipendere l’iter al Senato del ddl sulla scuola.
In queste settimane in cui la riforma sulla scuola, nonostante le contrarietà manifestate dalla maggioranza degli insegnanti, degli studenti e dei genitori, è stata approvata con grande celerità dalla Camera dei Deputati, abbiamo sentito crescere una forte divergenza di opinione tra gli insegnanti e il partito democratico. Il popolo della scuola pubblica, con lo sciopero del 5 maggio scorso, a cui ha partecipato l’ottanta per cento degli insegnanti, e con tantissimi flash mob in tutta Italia, ha dichiarato “opposizione” al partito democratico, avanzando la proposta di non votarlo alle elezioni di domani.
Allora c’è da domandarsi: “Il popolo della scuola punirà il PD nelle urne?”.
Una cosa è certa, questa riforma della scuola è riuscita a scontentare tutti. Infatti trovare qualcuno favorevole a questa riforma, che vive quotidianamente la scuola e che ne conosce davvero i problemi, è proprio una rarità. Ma quanti voti potrebbero spostare coloro che si dicono ostili alla riforma scolastica proposta dal partito democratico? Tra insegnanti, gli studenti maggiorenni, i genitori e le famiglie dei docenti, ci sono in ballo milioni di voti , che, attraverso l’imposizione del ddl scuola, non si vedono rappresentati dalla maggioranza di governo.
Questo malcontento generalizzato che proviene dal mondo della scuola, potrebbe rappresentare, alla luce dei risultati elettorali di domani sera, un nuovo flusso elettorale. Quindi occhi puntati sui risultati delle elezioni di domani, perché potrebbero fare cambiare verso al ddl scuola, incanalandolo in un alveo più corretto e soprattutto più costituzionale.
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