C’è una strana euforia, in rete: l’esito del voto piace a molti di coloro che in questi mesi si sono impegnati nel contrastare la legge 107.
I commenti più comuni sono del tipo: “Il PD è stato asfaltato dal popolo della scuola, il mondo della scuola dà il benservito a Renzi, il voto della scuola cancella il PD dalle urne”.
E via di questo passo.
Francamente ci sembra che una lettura di questo genere sia quanto meno parziale.
Se davvero così fosse non ci si spiegherebbe il motivo per cui la raccolta delle firme per il referendum abrogativo di alcune norme contenute nella legge sulla “Buona Scuola” stia procedendo a rilento e con difficoltà.
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In realtà, al di là di qualche proclama, peraltro isolato e poco convinto, sul buon andamento della campagna referendaria, la sensazione è che l’obiettivo delle 500mila firme sia ancora lontano dall’essere raggiunto.
La sensazione è confermata anche dai diversi “appelli” che incominciano a comparire nelle pagine FB di gruppi, associazioni e singole persone che stanno sostenenfo la campagna.
Secondo gli ultimi dati sembra che sia stato superato appena il tetto delle 300mila firme, un po’ poco davvero se si considerare che di fatto a fine giugno la raccolta si chiuderà.
E, se non si riuscirà ad arrivare alle 500mila firme necessarie, il fronte del “no legge 107” potrebbe subire un colpo decisivo.
A meno che il variegato “popolo della scuola” non si accontenti di mettere nell’angolo il PD a Roma, Milano, Torino e in altre città italiane per iniziare poi a lavorare per sconfiggere definitivamente il Governo Renzi a ottobre, in occasione del referendum sulla riforma costituzionale. Obiettivo politicamente rilevante e interessante ma che non ha nulla a che vedere con la legge 107, con la chiamata diretta, con il bonus premiale e con il realte o presunto strapotere dei dirigenti scolastici.
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