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Il Portfolio? Con qualche modifica, forse ci sarà ancora

Che fine farà il portfolio? E’ la domanda che le scuole si stanno ponendo in questi giorni di fine anno scolastico. La risposta, al momento attuale, è semplice: “Non si sa”.
Le dichiarazioni politiche e le richieste sindacali non aiutano molto a diradare la nebbia.
Mentre Cisl-Scuola chiede esplicitamente che si proceda a “modifiche urgenti al decreto legislativo n. 59/2004 eliminando le disposizioni relative agli anticipi, al tutor, al portfolio delle competenze”, Cgil-Flc propone una posizione più articolata e chiede “l’abolizione degli strumenti di documentazione educativa (come il portfolio), deciso centralmente, con grave intrusione nella sfera dell’autonomia delle scuole”.“Esso – aggiunge però il sindacato di Enrico Panini – deve invece derivare dalla ricerca, dalla riflessione e dalla coerenza progettuale di ciascuna scuola”.
Ma Alba Sasso, deputata DS, annuncia:“Elimineremo il portfolio”.
In realtà sulla questione il mondo della scuola non è affatto compatto.
Per esempio il Cidi di Firenze già da qualche tempo ha assunto una posizione molto chiara sull’argomento:“Noi pensiamo che il portfolio vada eliminato come strumento prescrittivo, e che rimanga invece, come indicazione pedagogica, come orizzonte culturale per la sperimentazione delle scuole nei prossimi anni. Soltanto dopo una lunga fase di sperimentazione, sarà poi possibile effettuare delle scelte, non più nella logica di adempimenti burocratico-formali, nel senso della prescrittività”.
Aggiunge Domenico Chiesa, presidente nazionale del Cidi: “La posizione dei fiorenti è perfettamente in sintonia con quella nazionale”
Giancarlo Cerini, dirigente tecnico in Emilia-Romagna, è ancora più chiaro:“si tratta certamente di cambiare ottica: bisogna passare da un portfolio di valutazione e di orientamento ad uno strumento di natura formativa legato ai percorsi di apprendimento e ai processi formativi dell’alunno”.
“Il portfolio deve essere uno strumento dell’alunno, adatto a sostenere l’idea di un appredimento costruttivo; e poi, ovviamente, biosgnerà rivalutare il ruolo delle scuole e la loro capacità di fare ricerca attiva”.
“D’altronde – conclude Cerini – molte novità della riforma sono state vissute con disagio dalle scuole, quella del portfolio, al contrario, ha stimolato in qualche misura lo spirito di ricerca dei docenti”.
A conti fatti, nel dopo-Moratti, il portfolio potrebbe continuare ad esistere, anche se con forme diverse.
Reginaldo Palermo

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