Secondo me c’è un fraintendimento dei sindacati della scuola circa le motivazioni della protesta dei dirigenti scolastici .E’ chiaro che la misura è colma e l’acqua comincia a traboccare dal vaso pieno.
Non ce la facciamo più a reggere responsabilità e incombenze burocratiche ,senza che a ciò corrisponda una retribuzione giusta ed equa rispetto agli altri dirigenti pubblici che guadagnano il doppio di noi e hanno meno responsabilità.
Siamo stanchi di essere i figli di un dio minore e i miei colleghi finalmente cominciano a ribellarsi, ad alzare la voce. Lo hanno capito anche i sindacati dei presidi di solito acquiescenti.
Ma sia la quadriade (CGIL,CISL,UIL,SNALS) sia l’ANP stanno fraintendendo (volutamente o involontariamente?) le ragioni della protesta.
Fanno capire che non vogliamo la valutazione perché uno dei punti di lotta portati avanti – leggo dai resoconti della quadriade- è “ l’abolizione della divisione in fasce dei dirigenti nell’ambito del processo valutativo, oltre che la ricaduta sulla retribuzione di risultato”.
La stessa ANP, boicottando la compilazione del portfolio, fa capire che noi dirigenti non vogliamo la valutazione.
E’ assolutamente falso. Noi la valutazione la vogliamo, ma vogliamo che essa sia legata a retribuzioni di risultati sostanziosi, come quelli degli altri dirigenti pubblici, e non alla miseria che ci vogliono dare (400 euro lordi mensili).
Ci battiamo per la perequazione interna: è SCANDALOSO che dirigenti che svolgono la stessa funzione prendano stipendi diversi, perché ai vecchi presidi, divenuti ope legis dirigenti, è stata riconosciuta la RIA, cioè l’anzianità da professori, e i nuovi dirigenti che lo sono diventati per concorso e si spera per merito prendano di meno perché ad essi non è stata mai riconosciuta.
Chiediamo anche la perequazione esterna: vogliamo che essere equiparati agli altri dirigenti pubblici e, se ci sono problemi di spesa, si dia meno a loro per livellare lo stipendio di tutti i dirigenti pubblici.
Chiediamo però più potere per essere valutati, checché ne pensino gli insegnanti: vogliamo scegliere gli insegnanti della scuola che dirigiamo per poter rispondere dei risultati; vogliamo poterli sanzionare se sono incapaci (al momento, dopo le ultime sentenze possiamo solo rimproverarli e al massimo fare una censura scritta); vogliamo poter gestire liberamente le risorse programmandole insieme agli organi collegiali, perché si realizzi davvero l’autonomia scolastica che altrimenti è una chimera.
Altro che presidi-sceriffi come ci hanno chiamati: la stella che ci aveva messo sul petto la legge 107, è stata subito tolta e buttata a terra!
Per questi motivi, insieme ad altri colleghi di Dirigentiscuola, associazione minoritaria dei presidi, come viene presentata,ma combattiva, il 22 maggio mi incatenerò a Roma, davanti a Palazzo Montecitorio, e farò lo sciopero della fame e della sete.
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