Prima che la sua spinta propulsiva si esaurisse, il positivismo italiano, che ha avuto una funzione fondamentale nella costruzione dell’Italia dopo il Risorgimento, era pienamento inserito nel dibattito europeo sulla filosofia scientifica e riusciva a entrare in sintonia con correnti come il pragmatismo e il neopositivismo. Per questo motivo ci si chiede perché non sia stato in grado di gettare semi che dessero frutti duraturi.
Un quesito che suscita vivaci dibattiti tra gli storici della filosofia e che si può sintetizzare nella domanda contenuta nel titolo del convegno (“Il positivismo italiano: una questione chiusa?”) che si terrà dall’11 al 14 settembre a Catania – in tre sedi differenti: nell’Aula magna del Rettorato in Piazza Università, presso il Dipartimento di Processi formativi in Via Biblioteca 4, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia in Piazza Dante al Monastero dei Benedettini) – e la cui organizzazione scientifica è curata da Giuseppe Bentivegna, Francesco Coniglione e Giancarlo Magnano San Lio.
Per maggiori informazioni sui contenuti e sul programma rivolgersi alla Segreteria organizzativa presso il Dipartimento di Processi formativi dell’Univestità di Catania telefonando allo 095-2508061 o al 340-6097637 (chiedendo in questo caso di Salvatore Vasta).