Nel mondo, e l’Italia non fa eccezione, sono in moltissimi in ambito didattico conoscere la Flipped Classroom, o Classe Capovolta o con traduzioni ancora più libere ma pertinenti la Classe Rovesciata. Non tutti però conoscono i nomi dei due docenti di chimica della scuola del Colorado, da cui è partita una delle più significative rivoluzioni didattiche degli ultimi decenni: si chiamano Jon Bergman e Aaron Sams. I due professori, che si possono considerare i veri e propri pionieri nell’uso e nel successivo sviluppo dell’approccio, hanno creato e gestiscono una fondazione con sito di riferimento https://flippedclass.com/about-m/, girano il mondo e in presenza e virtualmente tengono corsi di formazione e aggiornamento.
In questi giorni, che precedono l’inizio delle attività didattiche nella maggioranza dei paesi del mondo, obbligati al lockdown dalla pandemia, Jon Bergman ha pubblicato una sua visione della didattica post Covid, elargendo consigli e fornendo alcune indicazioni utili per i docenti. La pubblicazione del documento Restarting class in a Covid world è stato condiviso dal docente statunitense su Google Drive ed è accessibile liberamente da chiunque (in inglese) semplicemente digitandone il titolo su Google.
“In questo anno scolastico senza precedenti, dice Bergman, ci troveremo tutti di fronte a grandi sfide. Potremmo tornare a distanza, una sorta di ibrido tra l’apprendimento faccia a faccia e l’e-learning, o un inizio completo con tutti i nostri studenti. Anche quelle poche scuole che iniziano con tutti i loro studenti dovranno essere pronte a passare a una modalità diversa durante la notte se la situazione sanitaria cambia nella loro località. Come ci prepariamo per tutte e tre le modalità? Come insegniamo in ogni modalità?“
Ecco allora quali sono secondo il pioniere della Flipped Classroom i possibili scenari, nati partendo dalla pedagogia che illumina l’approccio capovolto, ma soprattutto da un confronto tra docenti e educatori.
Questa secondo Bergman sarà la modalità più diffusa, che prevede la divisione degli studenti in coorti: per esempio un gruppo viene il lunedì e l’altro il martedì. Il mercoledì è un giorno di e-learning e poi giovedì e venerdì sono una ripetizione di lunedì e martedì. Le lezioni dureranno circa 45 minuti. Ma a causa del COVID e delle pulizie, ecc., penso che realisticamente vi saranno due blocchi didattici di 35 minuti con ogni gruppo di studenti ogni settimana.
“La chiave per fare questo lavoro, suggerisce il professor Bergman, è fornire compiti significativi quando gli studenti lavorano negli spazi individuali, quando cioè lavorano in maniera indipendente, e di gruppo, quando lavorano in modalità sincrona. In particolare, dovrò fornire un maggiore supporto per i compiti cognitivi superiori nello spazio individuale. Altrimenti non permetteremo agli studenti di imparare in profondità nelle nostre classi.“
Per il lavoro indipendente il suggerimento è quello di creare file video e/o audio di aiuto per gli studenti quando si troveranno ad affrontare problemi più difficili. Questi file video/audio di aiuto sarebbero l’aiuto che gli studenti riceverebbero se stessero lavorando in aula. Un giorno di quelli in presenza potrebbe essere laboratoriale e un altro di auto aiuto tra pari.
Un altro esempio di modalità ibrida viene suggerito da un altro docente che lavora nella scuola secondaria di Bergman, il professor Reike, che insegna fisica, il quale propone di introdurre due argomenti nuovi ogni fine settimana ciascuno per ogni coorte, ovviamente in modalità capovolta, e dall’inizio della settimana, in presenza, gli studenti riceverebbero aiuti e supporti per comprendere il materiale, che poi sarebbe condiviso ed elaborato tra i due gruppi, creando così un terzo argomento su cui lavorare per poi ripetere lo schema.
Una possibile variante alle modalità, tra le tante già viste e praticate in molte scuole del mondo in attività totalmente distanza, è quella di individuare laboratori a domicilio, in questo modo, dice ancora Jon Bergman, “gli studenti potrebbero fare a casa piccoli esperimenti, per esempio nelle discipline scientifiche, o attività operative anche in altri settori, con quello che hanno a disposizione. È’ evidente, commenta ulteriormente il docente del Colorado, che in questi casi vadano adattati i programmi, in un’ottica che non prevede alcun rientro alle lezioni faccia a faccia”.
Nella visione di Bergman tuttavia, anche in una prospettiva di didattica in presenza, le cose non saranno più le stesse: “ci sarà meno tempo per le lezioni a causa delle procedure di pulizia, ecc. Non userò comunque il tempo della lezione per il trasferimento di informazioni, ma utilizzerò il tempo per compiti cognitivi più profondi e per la costruzione di relazioni. Continuerò a insegnare attraverso un modello di Flipped-Mastery, ma avrò più tempo faccia a faccia per supportare gli studenti nei compiti cognitivi più difficili”.
La priorità in ogni caso sarà per tutti i docenti conoscere i propri studenti e questo, come conclude il pioniere della Flipped Classroom, “potrà avvenire Indipendentemente dalla modalità in cui finiamo. La pandemia è stata dura per tutti noi, e per alcuni studenti è stata ancora più dura di quanto possiamo immaginare. Quindi i miei primi giorni di lezione saranno tutti dedicati a conoscere i miei studenti, loro a conoscere me e anche loro a conoscersi. Lo farò nel contesto dell’apprendimento delle scienze, ma costruirò intenzionalmente i tempi per entrare in contatto con gli studenti attraverso alcune attività di conoscenza reciproca e check-in giornalieri”.
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