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Il post pandemia complicato dei ragazzi che rischiano di perdersi. Tra ansia, rabbia, paura di non farcela e troppe assenze

La dispersione scolastica è un fenomeno che colpisce pesantemente il nostro paese. Un tema sempre delicato e di non facile risoluzione, che va aggiornato con i problemi di cui risente la nostra società. Nell’edizione odierna di ‘Repubblica’ Ilaria Venturi fa un quadro attuale fotografando contesti spesso ignorati seppur allarmanti.

L’analisi del pezzo parte dai motivi che portano nel 2022 i ragazzi a perdersi. C’è sicuramente una componente psicologica come la paura di non farcela, le insicurezze, la bassa autostima spesso accentuata dai compagni di classe o dai professori. Si può reagire chiudendosi in sé stessi o con scatti incontrollabili, atteggiamenti che portano entrambi a conseguenze. L’ansia sociale è ormai un disturbo certificato dalle Asl e il lungo periodo del Covid ha di certo causato rabbia e aggressività. Da qui i ragazzi che si perdono e abbandonano. Da qui si parte punto per punto ad analizzare i vari segmenti di alunni in difficoltà.

C’è chi non è valutabile per le troppe assenze – spiega il pezzo – con 74mila ragazzi bocciati per aver lasciato il proprio banco spesso vuoto. C’è chi scivola nell’isolamento sociale e chi in contesti difficili finisce nel mondo del lavoro minorile. Colpa della crisi post pandemia delle famiglie e il problema di mandare i figli a scuola non è più una priorità, con un preoccupante 30-40% di casi nuovi segnalati ai servizi sociali.

Ci sono poi quei ragazzi presenti, ma “assenti”. Chiusi, disinteressati e con gli occhi fissi al cellulare. Compito non semplice dei professori quello di trovare una didattica alternativa per coinvolgerli.

Infine quelli che scaricano la propria rabbia sui docenti rei di caricarli di troppe verifiche e senza attività extra. Secondo alcuni presidi, i ragazzi non ce la fanno a reggere i ritmi di studio.

Il peggio come avvertivano gli psicologi, dopo due anni di pandemia, è arrivato, chiude il pezzo.

Redazione

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