Nella sua omelia, il nuovo Pontefice ha subito rivolto “con affetto” il suo saluto “ai Fratelli Cardinali e Vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i religiosi e le religiose e tutti i fedeli laici”, poi il Papa Francesco si dà per modello Giuseppe, al quale “Dio affida la missione di essere custos, custode di Maria e di Gesù” e sul modello di San Giuseppe, Papa Francesco vuole essere un custode della Chiesa che “nella costante attenzione a Dio”, sarà “aperto ai suoi segni, disponibile al suo progetto, non tanto al proprio”. E ha poi continuato: “Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato!”.
A tutti gli uomini, e non solo ai cristiani, il Papa ha chiesto di “custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore”.
Tutti debbono, ha continuato, “aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori”. Perché “quando non ci prendiamo cura del creato e dei fratelli, allora – ha denunciato Papa Francesco- trova spazio la distruzione e il cuore inaridisce”. Secondo il nuovo Pontefice, “in ogni epoca della storia, purtroppo, ci sono degli “Erode” che tramano disegni di morte, distruggono e deturpano il volto dell’uomo e della donna”.
E quindi l’appello ai politici: “Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo ‘custodi’ della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo”.
“Ma – ha aggiunto – per ‘custodire’ dobbiamo anche avere cura di noi stessi!”. “Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza!”. “Anche oggi davanti a tanti tratti di cielo grigio, abbiamo bisogno di vedere la luce della speranza e di dare noi stessi speranza”.
“Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio e che anche il Papa ha affermato, “deve guardare al servizio umile, concreto, ricco di fede, di san Giuseppe e come lui aprire le braccia per custodire tutto il Popolo di Dio e accogliere con affetto e tenerezza l’intera umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli, quelli che Matteo descrive nel giudizio finale sulla carità: chi ha fame, sete, e’ straniero, nudo, malato, in carcere”.
“Custodiamo con amore ciò che Dio ci ha donato”, ha chiesto infine il Papa rivolto ai circa 200mila presenti. “Custodire il creato, ogni uomo e ogni donna, con uno sguardo di tenerezza e amore, e’ aprire l’orizzonte della speranza, e’ aprire uno squarcio di luce in mezzo a tante nubi, è portare il calore della speranza! E per il credente, per noi cristiani, come Abramo, come san Giuseppe, la speranza che portiamo ha l’orizzonte di Dio che ci è stato aperto in Cristo, è fondata sulla roccia che è Dio”.