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Il precariato fa bene allo Stato, ma non alla scuola

Il 15 giugno la scuola è scesa di nuovo in piazza a Roma per rivendicare il diritto al lavoro di migliaia di precari. Hanno preso parte oltre 30 realtà tra associazioni e comitati di docenti, studenti e famiglie, con l’appoggio del mondo sindacale. I precari, venuti da tutta Italia, hanno manifestato a Piazza Montecitorio e poi al Ministero dell’Istruzione per scongiurare l’ennesimo tentativo di essere ancora una volta invisibili agli occhi del Governo. Si sono presentati in piazza indossando delle maschere bianche, simbolo della loro invisibilità: docenti che a breve verranno licenziati e assunti nuovamente a settembre, con buona pace della continuità didattica e della programmazione.

A nulla dunque è servito il dissenso manifestato in più occasioni negli ultimi mesi per chiedere a gran voce la stabilizzazione dei docenti precari. Gli stessi che, in questi giorni sono impegnati in esami e stanno chiudendo un altro anno assai difficile caratterizzato da aperture e chiusure delle scuole, concorsi svolti in pandemia, concorsi abilitanti dimenticati e i neo concorsi “last minute” sullo stile “la vita è tutto un quiz”.

Sembrava che il Ministro Bianchi avesse preso un impegno ben preciso e si fosse ripromesso di mettere fine alla supplentite. Eppure, come in un incubo che si ripete, nel decreto sostegni bis viene inserito l’articolo 59 che conferma ancora una volta l’assenza di volontà politica di stabilizzare tutti i lavoratori con tre anni di servizio. E in questo caso però non vale il mantra “ce lo chiede l’Europa”. E’ inconcepibile che si debba elemosinare allo Stato il diritto di essere stabilizzati nelle posizioni ricoperte da anni e che lo stesso Stato voglia promuovere solo gli abilitati, quando è dal 2014 che in Italia  mancano percorsi abilitanti e le specializzazioni sul sostegno sono insufficienti e mal distribuite sul territorio con il risultato che molti aspiranti docenti hanno iniziato la corsa verso l’acquisto del titolo all’estero.

Scandaloso anche il depennamento da graduatoria o il licenziamento di docenti in ruolo a causa di discrasie amministrativo-giuridiche. Nonostante le formali richieste di incontro, la VII Commissione della Camera non ha ritenuto opportuno incontrare i docenti e mentre una delegazione di precari sollecitava un incontro con il Ministro Bianchi, veniva pubblicato in gazzetta il concorso STEM. 

A nulla dunque è servito il dissenso espresso in più occasioni e vani sono stati gli scioperi e le decine di manifestazioni degli ultimi mesi per chiedere la stabilizzazione dei docenti precari: l’Italia si conferma essere una Repubblica fondata sul lavoro precario.

CNPS Comitato Nazionale Precari Scuola

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