Da quando i docenti precari storici reclutati dalle graduatorie d’istituto per garantire il regolare svolgimento del servizio scolastico nazionale hanno iniziato a rivendicare attenzione e rispetto dei loro diritti, i Governi che si sono succeduti hanno tentato di tutto per mistificare i dati relativi alla reale consistenza di questa categoria. Così è stato durante l’iter di approvazione del Decreto sulla formazione iniziale dei docenti (Dm n. 249/2010) inquinato da numeri falsi e contraddittori, che mistificavano la realtà per scoraggiare la ricerca di soluzioni adeguate al riconoscimento della professionalità acquisita con il servizio.
Così durante la vicenda che ha portato all’istituzione dei PAS, per i quali sono stati in mala fede travisati i riferimenti normativi europei al fine di contenere il numero dei potenziali aspiranti.
Ricordiamo, infatti, che la Direttiva europea stabilisce che tre anni di esercizio di una professione determinano il riconoscimento della professionalità stessa, non l’accesso ad un corso a pagamento; normativa rafforzata anche dalla Direttiva contro lo sfruttamento del precariato che, sempre sulla base dei tre anni di lavoro subordinato, prevede la stabilizzazione.
Invece il Miur ha utilizzato il parametro dei tre anni, in controtendenza rispetto ad una prassi nazionale che stabiliva in 360 giorni l’accesso ai corsi abilitanti speciali, per sanare la sua posizione di sfruttamento del precariato e per limitare i contenziosi, istituendo costosissimi corsi abilitanti che si sono rivelati una truffa a danno dei docenti italiani, superati nel riconoscimento dell’abilitazione dai colleghi europei che, sulla base della stessa normativa, invece, ottengono l’abilitazione “d’ufficio” dal Miur. Incredibile, ma vero.
Questi docenti europei, poi, con l’istituzione della quarta fascia nelle GAE, sono stati immessi nel percorso di stabilizzazione per l’assunzione a tempo indeterminato, negato ai docenti italiani in quanto “confinati” nelle Graduatorie d’istituto. I PAS, infatti, non solo non hanno migliorato la posizione dei docenti con anni ed anni di servizio, ma il titolo acquisito è stato svalutato rispetto all’abilitazione conseguita con TFA sulla base della scelta aberrante di sopravvalutare il superamento dei test d’accesso, valutati più del titolo stesso.
Solo una questione di numeri, quindi, alla base di scelte politiche che non hanno avuto finora alcun rispetto dei docenti, del loro ruolo all’interno del sistema scolastico intero che continuamente si avvale di precari per “funzionare”. Precari da sfruttare, anche se in possesso del titolo pari a coloro che invece, per fortuita contingenza, sono entrati nel canale per la stabilizzazione quando, sempre per scelta politica, si è decisa una sorte diversa per professionisti che svolgono le stesse mansioni, che hanno le stesse responsabilità, gli stessi obblighi, lo stesso contratto di lavoro.
Alla luce delle preoccupanti anticipazioni del Governo Renzi rispetto al reclutamento nella scuola, che non rispettano ancora una volta lo status di precari dei docenti delle graduatorie d’istituto, abbiamo tentato in tutti i modi di dialogare con il mondo politico e istituzionale, trovando muri di gomma che ci hanno fatto rimbalzare indietro. Peggio che in passato, il Miur si è blindato dietro ad un’inaccettabile indisponibilità al confronto, ignorando ogni richiesta di incontro con le associazioni di categoria come la nostra, le uniche realtà che finora anno rappresentato in modo coerente e determinato i docenti delle graduatorie d’istituto, per le quali troppo spesso i sindacati hanno assunto posizioni solo “di facciata”.
Ma ancora più preoccupanti sono le dinamiche parlamentari, assolutamente inadeguate all’emergenza costituita dalla situazione del precariato scolastico. Il Partito democratico, tranne alcune eccezioni, si è dimostrato “ufficialmente” indisponibile al confronto. Il precedente Responsabile scuola, l’On. Faraone, non ha mai accettato un contatto né ha mai risposto a nostre richieste di incontro. Ora che è Sottosegretario al MIUR tenteremo un nuovo approccio, ma sfiduciati.
La Sen. Puglisi, poi, ha recentemente dimostrato la sua indisponibilità ad accettare la nostra richiesta di audizione in Commissione cultura al Senato, presentata da Enza Blundo, Senatrice del M5S, con una motivazione che fa rabbrividire: “il Governo non ha i dati!”. Ricomincia il balletto dei numeri, la “scusa” ipocrita che non si conoscono i dati… Ricordiamo al Governo, al Miur, alla Senatrice Puglisi, che con il Ministro Gelmini era all’opposizione, che il Governo, il Miur il Parlamento possono disporre dei dati ufficiali e reali quando e come vogliono. Se non lo sanno, sia gli iscritti nelle GAE che quelli delle Graduatorie d’istituto si sono registrati anche quest’anno sulla piattaforma informatica di Istanze On Line, gestita direttamente dal Ministero dell’Istruzione, dalla quale possono acquisire qualsiasi dato: quanti docenti in ciascuna fascia, quanti anni di servizio hanno svolto, quanti invece sono solo aspiranti docenti senza mai aver insegnato pur iscritti nelle Graduatorie ad esaurimento.
La scusa dei numeri non regge più, soprattutto dopo le manipolazioni dei dati che ci hanno portato a denunciare pubblicamente e presso gli organi giudiziari competenti la mancanza di trasparenza in quest’ambito. Già nel 2012 l’Associazione Adida ha sollevato l’impossibilità di accedere agli atti prima presso il TAR, poi in appello presso il Consiglio di Stato che ha rigettato il nostro ricorso ritenendo che la nostra fosse “una domanda volta a consentire una sorta di supervisione generalizzata dell’attività amministrativa, ovvero in un controllo generalizzato dell’operato dell’amministrazione”.
Una sentenza politica, dunque, che ci ha imposto di rivolgerci alla Corte Europea, ricorso ancora non conclusosi, viste le gravi conseguenze che la mancanza di trasparenza sui dati in possesso della Pubblica amministrazione ha avuto finora gravi ripercussioni sulla nostra categoria, a causa di scelte politiche sempre mascherate e mistificanti.
Il Governo, quindi, oltre ad utilizzare lo stratagemma dei numeri, già ampiamente smascherato in passato, sembra voler procedere senza un reale confronto, neanche con le opposizioni politiche parlamentari, sempre più esautorate dal loro ruolo, impedendo un reale dibattito democratico in un momento storico in cui lo Stato non si dimostra capace di garantire il rispetto dei diritti e la tutela dei cittadini.
Viste le linee anticipate dal patto educativo contenuto ne “La buona scuola” del Ministro Giannini, allora, da più parti contrastate, alla luce delle discriminazioni e delle diseguaglianze promesse ai precari storici della scuola, continueremo a denunciare ogni scelta politica subita, ricorrendo tutte le volte che si renderà necessario agli organi di controllo nazionali ed europei.
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