Scuola che vai usanza che trovi, forse anche perché non arrivano disposizioni chiare dagli Usr, benchè talvolta si esce perfino dagli schemi più semplici e banali del buon senso e pure probabilmente anche dalla legge.
Capita allora che il dirigente di una scuola di Catania, assegnando in comodato d’uso i computer, chiede alle famiglie una cauzione di 100 euro. E chi non la sborsa niente didattica a distanza e niente lezione.
Tuttavia tale richiesta ci pare quantomeno strana e per il semplice motivo che la concessione dello strumento da parte delle scuole viene assegnata a chi non ha disponibilità economica per acquistarlo. Dunque famiglie con scarso reddito che fra l’altro la documentazione Isee può ben dimostrarlo.
Ma non solo. Un dirigente che non conosce l’utenza e la condizione economica del bacino dentro cui la sua scuola si trova fa denotare una certa indifferenza al tessuto sociale e al dettato costituzionale di dare a tutto la pari opportunità.
Ma non solo ancora. Il comodato d‘uso è un regolare contratto che la famiglia stipula con l’istituzione scolastica nel quale vengono chiarite tutte le condizioni della concessione, compreso il valore del bene e la penale da pagare se al momento della riconsegna sia danneggiato o manchi di qualche parte.
E ancora non solo. È lapalissiano che disponendo di 100 euro, la famiglia, piuttosto che appoggiarsi alla scuola, si appoggi a un negozio e acquisti ciò di cui ha bisogno, incamerando così un bene di cui non deve rendere conto a nessuno.
Ma non finisce qui. Lo spirito della disposizione alla concessione del comodato d’uso nasce proprio dal fatto che la famiglia sia indigente, tanto che il Governo sta concedendo “redditi di sussistenza” per coloro che sono nella difficoltà persino di acquistare il pane quotidiano, ma che il preside catanese, nel caso in esame, pospone in termini di importanza e necessità alla cauzione che antepone a qualsiasi cosa, a qualsiasi istanza e a qualsiasi buon senso.
Non ci soffermiamo ad esaminare il caso in cui nella suddetta famiglia, per esempio, ci sia qualche componente con difficoltà di apprendimento o se sia una famiglia con più figli che frequentano la scuola. In questo ultimo caso significherebbero 100 euro da sborsare per ogni figlio per darli come cauzione alla scuola: una aberrazione anche concettuale.
E infine un’ultima riflessione: chi detiene i 100 euro della cauzione? La scuola nella cassaforte? E chi ne è responsabile? E in caso di furto nella scuola stessa, chi paga il rimborso? E non si potrebbe pure ipotizzare che il dirigente, o chi per lui, usi tutte queste somme come una sorta di prestito per comprarsi qualche comodità, alla faccia di chi ha bisogno?
Un semplice calcolo infatti a questo punto è d’obbligo. Posto che vengano concessi 100 computer, al costo “cauzionale” di 100 euro, significa che il dirigente, o chi per lui, avrà fra le mani 10.000 euro a disposizione. E come potrà dormire sonni tranquilli il dirigente, o chi per lui, con una somma simile fra le mai, con tutti i rischi connessi? E come potrà giustificali nel caso di una ispezione, considerato pure che nessuna norma stabilisce la cauzione e per giunta per uno strumento didattico unico e indispensabile all’alunno per non restare indietro?
Una aberrazione anche concettuale e che fa a pugni con l’idea stessa di scuola, di istruzione, di garanzie costituzionali, di equità e giustizia sociale.
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