Home Attualità Il preside chiede di cancellare l’incontro con Borrometi: rischio attentato

Il preside chiede di cancellare l’incontro con Borrometi: rischio attentato

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Il preside dell’Istituto superiore «Archimede» di Rosolini, in provincia di Siracusa, preoccupato dalle rivelazioni della Dda di Catania di un possibile attentato per uccidere Paolo Borrometi con un’autobomba, ha chiesto al rappresentante d’istituto, che l’aveva organizzato, di evitare l’incontro col giornalista ragusano più volte minacciato dai boss e che vive sotto scorta.

L’incontro con gli studenti era previsto per il 22 maggio, alla vigilia dell’anniversario della strage di Capaci.

«Alla luce delle minacce che il giornalista ha ricevuto – dice il preside – ci siamo chiesti se fosse opportuno esporlo a un pericolo, visto che la scuola non ha uno spazio adatto per un incontro del genere ma solo una palestra».

Incontro rimandato

L’incontro però sarebbe stato solo rimandato: «Non sono preoccupato per noi ma per il giornalista – ripete – anche se so che qualcuno ha pensato davvero che l’incontro non si fa per timore che possa accadere qualcosa a scuola durante il dibattito. Ma se volessero fare un attentato al giornalista, lo farebbero nel tragitto non certo a scuola».

Il preside aveva pure ipotizzato un incontro in videoconferenza: «Ma a parte che nella nostra scuola internet funziona male – dice il rappresentante degli studenti, deluso – un incontro con un video non avrebbe certo la stessa forza di quello con una persona davanti a noi. Siamo veramente dispiaciuti».

Pareri contrastanti

E infatti a scuola non tutti sono d’accordo con la linea del dirigente: «Secondo il preside, il momento era poco opportuno sia per lui sia per noi» e sembra pure che qualcun altro avrebbe espresso tutti i suoi dubbi sull’opportunità di fare arrivare nella scuola una persona sotto scorta, che rischia la vita.

Borrometi: ci sono già precedenti. Vincono i boss

Borrometi è amareggiato: «C’è un precedente, è il secondo episodio che mi capita in quella zona e questo mi fa pensare. Già l’anno scorso ad Avola accadde che i familiari di un boss al 41 bis andarono a minacciare i bidelli della scuola in cui dovevo parlare. Dopo l’incontro, poi, l’avvocato di quel boss scrisse al preside per chiedere il diritto di replica».