E che appare importante e forse pure da mettere al più presto al centro del dibattito non solo dell’agenda ministeriale ma anche del confronto fra docenti e associazioni di categoria, visto pure che la scuola è fra le poche istituzioni in cui il dirigente coincide col presidente dell’assemblea.
Ma potrebbe essere anche un modo, come più volte ha fatto intendere il segretario della Gilda, Di Meglio, di fronte ai gravi episodi di sciacallaggio rubaiolo registrato in questi giorni, per tenere più a freno il potere che la nuova legge sulla governance della scuola affida al dirigente.
Per il sindacato riunito al centro congressi Cavour, il progetto di legge, cosiddetto Aprea, “mette i docenti in minoranza negli organi di amministrazione e riduce le competenze del corpo docenti. Ciò non significa, però, che siamo contrari tout court all´autonomia, se con questo termine si intende efficienza, – precisa la Gilda – ma la contrastiamo se la sua applicazione vuol dire creare sistemi completamente esenti da controlli che rischiano di alimentare il malcostume che ormai dilaga ovunque”.
E infatti, rincara la Gilda “Il modello dell´autonomia scolastica, così come è stato impostato in Italia, spinge il dirigente a comportarsi da padrone e a sfruttare gli insegnanti, definiti ‘risorse umane´, e a cercare di trarre il massimo per ottenere risultati di chissà quale tipo, visto che la scuola non ha una produttività che si misura in denaro”.
Anche da qui il rimprovero dalla Gilda alla classe politica italiana, colpevole di aver approvato un progetto di legge definito “scellerato” sull´autonomia scolastica: “Si tratta di un provvedimento legislativo, passato a grande maggioranza in sede deliberante nella Commissione Cultura della Camera, pericolosissimo – spiega il sindacato – perché assegna un´autonomia troppo spinta a ogni singola scuola che ottiene, così, un´indipendenza totale sia sul piano amministrativo che didattico”. E infine lancia una proposta che oggettivamente non può passare sotto silenzio e che dovrebbe avere l’unanimità dei consensi per tutto ciò che prima è stato e pure a prescindere della nuova legge sulla governace: “Perché non fare come nelle università, eleggendo il presidente del collegio dei docenti fra chi ogni giorno è in cattedra? Così si garantirebbe agli insegnanti di non essere trattati come dipendenti di una fabbrica – conclude il sindacato – ma come persone con una loro autonomia culturale”.
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