I lettori ci scrivono

Il principio di uguaglianza della XVIII legislatura

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Nella mattinata di ieri, gli studenti maturandi sono stati invitati a relazionare sull’art. 3 C, sull’uguaglianza tra tutti i cittadini, tutti i lavoratori, insomma tutti gli uomini, non risparmiando il secondo comma che, nel caso tale diritto non fosse assolto, subirebbero un impedimento del pieno sviluppo della persona umana, nonché impedimento al lavoratore nell’organizzazione del Paese.

Io mi soffermerei sull’incostituzionalità di leggi promulgate dalla XVII legislatura e sottoposte all’attenzione della Corte Costituzionale, mi soffermerei sulla legge 107/2015, sulle Regioni Puglia e Veneto che hanno chiesto l’attenzione della Consulta, sul Consiglio di Stato che “ha trasferito incartamenti” (ormai da un anno) alla Consulta e sui tempi che impiega la Corte nell’assolvere ai propri atti di promovimento. Purtroppo, però, i tempi di rimozione degli ostacoli non sono presenti nell’art 3 C. e nel mentre il “medico studia, il malato muore”.

Al di là, di tutto ciò, un legislatore che si accorge di “errori” di disuguaglianze da se stesso promulgate, dovrebbe correggere tali errori e, invece, procede a testa bassa, tenendo in scarsa considerazione l’art 3 C.

E così, mentre la Corte redige il calendario, il Ministero procede nelle azioni previste, senza curarsi affatto di attese alle quali dovrebbe attenersi.

A nulla valgono le diffide, a nulla valgono gli incontri a Montecitorio o a Viale Trastevere e gli “eletti alle urne”…opssss l’organo esecutivo degli eletti alle urne,  procede, nell’iter già pre-elaborato dal Governo Renzi.

Comma 88 Legge 107/2015: i 2004, 2006, 2010 passano il turno, qualsivoglia sia il prerequisito; il 2011, ammalato di rogna è respinto dal comma. Serve ovviamente la Corte per sentenziare cosa differenzia queste due “specie” e servono anni di attesa, mentre i 2018 percorrono il loro iter per nulla disturbati da un probabile annullamento del comma in questione, con conseguenze improponibili.

Ciò che più è grave è l’interlocuzione con la classe politica del cambiamento, quella classe che avrebbe asfaltato disuguaglianze e che preme il dito nella piaga dei suoi lavoratori “indefessi”. Noi docenti, in classe, fuori dalla classe, nella vita trasmettiamo esempi di eguaglianza ed equità, sottolineo esempi quali stralci di vita applicata, non exempla o novelle, perché noi ci crediamo e vogliamo continuare a crederci, non perché diritto costituzionale, perché radicato nella nostra conformazione, perché ci appartiene, perché è parte di noi che “formiamo” la futura classe dirigente e proletaria in comunità “pollaie”.

Appunto, dal Miur una simile tematica da argomentare ed appunto al Miur oggi noi chiediamo l’applicabilità di tale principio ordinativo di una società di diritto.

Angela Barbara Carbone

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