La ministra Lucia Azzolina, rispondendo ad una domanda di Fazio “Che tempo che fa”, ha detto che, se si proponesse il problema del virus a settembre, la scuola riprenderebbe in modalità a distanza.
E a sostegno di questa ipotesi, ha sottolineato: “Penso al problema atavico alle classi pollaio in cui è difficile tenere il metro di distanza. Con lo staff del Ministero lavoreremo a tutti gli scenari”.
Tuttavia, anche senza classi pollaio, per tenere un metro di distanza tra i ragazzi occorrerebbero aule enormi che per lo più mancano, mentre per evitare il superaffollamento occorre che il Ministero riveda tutta la politica precedentemente imposta sul numero degli alunni per classe e si faccia carico di implementare una nuova dimensione di edilizia, con tutti i ritrovati della tecnica sul tipo dell’autosufficienza energetica, della condivisione degli spazi comuni, ecc.
In modo particolare, come è riportato nelle “Linee Guida” dell’Indire, sono da prevedere “cinque spazi paradigmatici identificati come modelli significativi di ambienti di apprendimento, basati su una logica di tipo «prestazionale» che li rende versatili rispetto agli obiettivi di apprendimento purché si utilizzino arredi mobili, confortevoli, in grado di supportare attività didattiche differenziate, spesso accompagnate dall’utilizzo di tecnologie digitali in rete. Spazio Agorà, Spazio Classe, Spazio Laboratoriale,Spazio Individuale e Spazio Informale, descritti nelle «Linee guida dell’edilizia», costituiscono dei micro ambienti e rappresentano l’alternativa al modello concettuale tradizionale. L’obiettivo è quello di avviare un processo di cambiamento ad un livello intermedio prima di arrivare a costruire scuole senza classi o con spazi così poco connotati da renderli modificabili a semplice richiesta degli utenti, studenti e docenti”.
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