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Il problema cruciale della scuola è la crisi di identità dei docenti

Il web, la rete e i social network sono mezzi e strumenti che possono incidere sul metodo non certo sul merito della diffusione del sapere e della cultura. E contrastare acriticamente il nuovo che avanza è come arroccarsi dietro una lavagna di pietra nera con in mano un bianco gessetto friabile, dimenticando di essere nel terzo millennio. Internet è un “vero dono per l’umanità”. 
Oggi, la crisi cruciale della scuola è l’identità per i docenti. 
Hanno costruito un progetto di vita in lunghissimi anni e con tappe faticose e sono in cattedra da più decenni ma sempre precari; sono professori di una professione senza scatti né carriera; sono impiegati statali ma spesso costretti al volontariato a tempo pieno; si sentono benefattori e quasi “missionari”; si aggiornano a loro spese ma vengono giudicati dai risultati dei loro alunni valutati da estranei; fanno lezione di fronte all’apatia totale della classe; e mentre spiegano e/o interrogano guardano e osservano gli alunni, ognuno di loro pensa: 
“Se fossi per un solo giorno responsabile del Miur, guarderei e parlerei a reti unificate, come fa – nello stato di Oceania – il Big Brother di Orwell del famoso romanzo 1984: 
• Direi che la “scuola vera” è fuori dall’edificio scolastico: “Spalancate le finestre del mondo”. 
• Inviterei a non dedicarsi solo ai programmi e alle lezioni: “Fate musica, teatro, danza, sport”. 
• Parlerei dei viaggi di Ulisse, di Giasone, Gulliver, Alice, Il piccolo Principe: “Seguite i vostri sogni e le vostre lucide follie”. 
• Suggerirei di scrivere sempre coi tempi indicativi: “Nella Costituzione non ci sono né congiuntivi né tanto meno condizionali”. 
• Raccomanderei di non avere paura di esprimere sentimenti ed emozioni: “A scuola, si deve dialogare e confrontarsi gli uni con gli altri senza fanatismi”. 
• Chiarirei che l’insegnante è solo un “mediatore culturale”: “ Gli studenti siete i veri protagonisti, in piena libertà e creatività”. 
• Proclamerei che la scuola è la sede della fantasia, e dell’inventività che trasforma la stessa realtà: “L’eccessivo razionalismo rende schiava e sterile la mente”. 
• Consiglierei di non preoccuparsi eccessivamente dei compiti: “Non multa sed multum”, Non studiare molte cose, ma molto bene (Quintiliano). • Finirei col motto di Giovenale: “Maxima debetur puero reverentia, Al ragazzo si deve massimo rispetto”. 
• E potrei dire, in coscienza, di avere esercitato il compito di impiegato statale con “disciplina ed onore” secondo l’art. 54 della Costituzione!

Giovanni Sicali

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