
Si parla ancora di Indicazioni Nazionali per il primo ciclo, dopo che lo scorso 11 marzo è stata resa pubblica la bozza delle linee guida che dovranno seguire i docenti di scuola primaria e secondaria di primo grado. A dire la sua è stato il pedagogista Daniele Novara, che ha attaccato il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.
A suo avviso non bisognerebbe concentrarsi sulle questioni sollevate dal capo del dicastero bianco: “Il Ministro Valditara sembra tirare dritto e ribadire ciò che aveva già preannunciato nei mesi precedenti. Il problema rimane quindi il medesimo: non è la quantità di contenuti a creare difficoltà nella scuola italiana, bensì la fragilità degli strumenti metodologici e relazionali a disposizione degli insegnanti. Il vero nodo è, ancora una volta, la qualità della formazione docente, non la lista delle materie o la selezione dei testi da affrontare”.
Il problema non è la gestione dei programmi?
“L’insegnamento in Italia rimane spesso inchiodato a modelli superati e, anche dove chi insegna mostra capacità e voglia di migliorarsi, queste attitudini vengono frustrate da una rigida burocrazia e da impostazioni calate dall’alto, ormai superate. Eppure si continua a intervenire sui programmi, trascurando il cuore pulsante del sistema: la relazione educativa. Siamo di fronte a un’impostazione che rischia di appesantire il percorso scolastico con scelte culturali discutibili e pedagogicamente datate. Lo studio mnemonico di poesie, l’aumento della centralità del latino, gli accenni a un maggiore protagonismo della Bibbia sono proposte che sembrano guardare a un modello scolastico arcaico, distante dalle sfide educative contemporanee. Non è riempiendo l’orario di nozionismo che si risponde al bisogno urgente di far crescere bambini e ragazzi in una scuola motivante e inclusiva”, ha aggiunto.
“Affermazioni come ‘basta con le derive pedagogiche’ e ‘l’identità è un valore’ potrebbero tranquillamente essere attribuite a momenti storici bui, o a un passato talmente remoto e poco lusinghiero che non dovrebbe nemmeno essere preso in considerazione. Non è questa la direzione in cui dovrebbe andare una scuola che tenga davvero alle nuove generazioni e al futuro di tutte e tutti noi. Serve una scuola che accompagni gli studenti nel presente, capace di leggere i bisogni reali di una generazione immersa in una complessità inedita. Una scuola generativa, che coltiva il pensiero critico, l’incontro tra diversità, la capacità di dialogare e di crescere insieme. Le nuove generazioni non hanno bisogno di tornare indietro nel tempo, ma di strumenti per interpretare il futuro. L’educazione non può essere ridotta a un dispositivo identitario o a una dichiarazione di principio: deve restare un’esperienza viva, capace di tenere insieme apprendimento e relazione. Solo così la scuola potrà continuare a essere quel luogo insostituibile in cui si costruiscono cittadinanza, benessere e sviluppo umano”, ha concluso.
Nuove Indicazioni Nazionali, la bozza
La Premessa culturale generale delle Nuove Indicazioni trae origine dai percorsi formativi ordinamentali scolastici attuali. Questa premessa pone al centro la persona, rifacendosi ai principi della Costituzione che concepisce lo Stato per l’uomo e non viceversa, come sottolineato dal costituente Giorgio La Pira.
Di conseguenza, la scuola, in quanto scuola costituzionale, focalizza le proprie azioni sulle persone degli allievi e ne promuove i talenti attraverso una formazione integrale e armonica di tutte le dimensioni: cognitive, affettive, relazionali, corporee, estetiche, etiche, spirituali.
In sintesi, la Premessa culturale generale delle Nuove Indicazioni sottolinea la centralità della persona dell’allievo nel sistema scolastico, ispirandosi ai principi costituzionali e mirando a uno sviluppo completo e bilanciato di tutte le sue facoltà.
Le Nuove Indicazioni delineano diversi campi di esperienza per la scuola dell’infanzia e le discipline per la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado.
Per la scuola dell’infanzia, i campi di esperienza sono:
- ‘Il corpo e il movimento’
- ‘Immagini, suoni e colori’
- ‘I discorsi e le parole’
- ‘La conoscenza del mondo’
- ‘Il sé e l’altro’
Questi campi di esperienza sono pensati per indicare gli “ambiti del fare e dell’agire del bambino e della bambina” e i “settori specifici ed individuabili di competenza” nella scuola dell’infanzia. Essi concorrono alla realizzazione del curricolo quotidiano, inteso come integrazione tra saperi e competenze sociali.
Per la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado, l’organizzazione degli apprendimenti avviene per discipline. Alcune delle discipline menzionate sono:
- Italiano
- Latino per l’educazione linguistica (LEL)
- Lingua Inglese
- Matematica
- Scienze
- Storia
- Geografia
- Arte e immagine
- Musica
- Educazione fisica
- Tecnologia
- Educazione civica
- Religione cattolica (con riferimento agli accordi concordatari)
Le Nuove Indicazioni nazionali fissano gli obiettivi generali, gli obiettivi specifici di apprendimento e le relative competenze di uscita degli allievi per ciascun campo di esperienza (nella scuola dell’infanzia) e per ciascuna disciplina (nella scuola primaria e secondaria di primo grado).
Inoltre, il sistema scolastico italiano assume come orizzonte di riferimento le otto competenze-chiave per l’apprendimento permanente definite dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell’Unione europea:
- Competenza alfabetica funzionale
- Competenza multilinguistica
- Competenza matematica e competenza in scienze, tecnologie e ingegneria
- Competenza digitale
- Competenza personale, sociale e capacità di imparare a imparare
- Competenza in materia di cittadinanza
- Competenza imprenditoriale
- Competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturali
Queste competenze chiave sono integrate nel curricolo sia come oggetto di attività didattica (come i ‘traguardi di sviluppo delle competenze’ per il primo ciclo) che nei profili degli studenti. Il “Profilo delle competenze al termine del primo ciclo di istruzione” descrive le competenze riferite alle discipline di insegnamento e al pieno esercizio della cittadinanza che gli studenti dovrebbero possedere al termine del primo ciclo.