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Il prof Anselmi incontra Chiara Ferragni: “avrebbero dovuto esserci altri docenti, non solo io. Non capisco lo stupore”

Ha fatto tanto discutere l’incontro dell’italianista Gian Mario Anselmi e dell’imprenditrice e influencer Chiara Ferragni. Il professore emerito dell’Alma Mater in un’intervista al Corriere della Sera ha risposto alle critiche che hanno circondato il suo incontro.

Il docente ha affermato: “Sono io ad essere stupito dello stupore di chi mi ha visto con Chiara Ferragni. Lì avrebbero dovuto esserci altri docenti, non solo io. Non capisco questo snobismo verso la cultura pop. Apprezzo da sempre Chiara e il suo lavoro sui social. Ho vinto il concorso e potevo non andare o lasciare il posto a qualcuno facendo lo snob. Invece siccome sono un ammiratore di Chiara Ferragni, al di là della bellezza ovvio, per come è diventata una grande imprenditrice e per come sa utilizzare genialmente Instagram in Italia, ci sono andato molto volentieri. La seguo con tanto interesse da anni, quindi perché no?”

Il concorso in questione era un “Meet&Greet” organizzato da Douglas e dal brand Chiara Ferragni. Acquistando un prodotto c’era una cartolina gratta e vinci. Il premio era, appunto, un incontro con l’influencer. A vincere sono state circa sessanta persone.

L’incontro con Chiara Ferragni

Anselmi ha raccontato il suo incontro e cosa ha detto a Chiara Ferragni: “È stata contenta di parlare con un professore, io mi sono complimentato con lei per quello che grazie alla sua influenza sta facendo per la cultura. Per i musei e alcuni monumenti ha fatto delle stories che hanno avuto grandi esiti, ha valorizzato che certi giovani neppure conoscevano come gli Uffizi, ma lei non è stata solo lì”.

E mentre era in fila per accedere all’evento ha avuto modo di parlare con i giovani in fila: “Ho trovato una varia umanità genuina, interessante e spontanea. Non sono affatto delle teste non pensanti, pensarlo è un pregiudizio da intellettuali snob. Ho parlato sono persone carine e simpatiche, con la testa sulle spalle. Il mondo universitario prende sotto gamba, usiamo questo eufemismo, questi fenomeni. Noi abbiamo il dovere come insegnanti di capirli, se no come cominciamo a dialogare con questi ragazzi? Poi arriveranno anche Dante e Machiavelli, ma intanto partiamo dal loro mondo. Alla fine della nostra chiacchierata le ho portato i saluti della nostra università: abbiamo dato lauree honoris causa un po’ a tutti, non dico che dobbiamo darne una anche a lei, mami sembrava giusto il saluto”.

La risposta alle critiche

Alle critiche il docente risponde: “È singolare che mi abbiano visto lì come se avessero visto un marziano. Certo, ero atipico in quel contesto, ma ero mosso dalla curiosità. I latini usavano la parola ‘curiositas’ che è diversa dalla semplice ‘curiosità’, ma significa ‘voglia di capire a fondo le cose che ci sono intorno’: non un ritrarsene, ma capirle. Se sto nel mio studio a leggere e scrivere i libri non è che la realtà la capisco attraverso quello, ogni tanto devo anche entrarci dentro in questo mondo, specialmente un anziano come me, il pericolo è isolarsi da tutto”.

Lo storytelling di Chiara Ferragni come letteratura

Il professore ha spiegato che segue le stories dell’imprenditrice digitale perché “c’entra la letteratura. I messaggi che ha lanciato da Sanremo, molte ragazze, donne anche radicali, li hanno apprezzati: la difesa del corpo della donna e della difesa dei diritti non sono campagne semplici, sono vere. E lei che si espone è un fatto significativo: di questi tempi farlo in Italia non è così innocuo. Non è una semplice imprenditrice, ma fa anche altre cose. Imprenditrice illuminata, come poteva essere Olivetti. Nel mondo della moda peraltro tanti stilisti sono impegnati e intelligenti perché fanno una forma d’arte con la moda. Questi fenomeni mi interessano. Nella Ferragni vedo questa interessante forma di nuova narrativa e questa sua capacità di fare con i social anche cultura spesso non le viene riconosciuta”.

L’uso intelligente dei social

Anselmi afferma: “Umberto Eco ci ha spiegato che non c’è la cultura alta e la cultura bassa, c’è un mescolamento di cultura popolare e cultura d’élite e le due cose dovrebbero convivere. Ho studiato per una vita il medioevo e il rinascimento, a me è sempre piaciuto mescolare e capire cosa c’è intorno a noi, anche perché siamo insegnanti e dobbiamo capire i ragazzi in che contesto vivono. La polemica sui social che sono un male è stupida. Sono un male se li usi male. Chiara lo usa con cultura, eleganza e abilità, e non solo lei. Alcuni miei colleghi lo usano come strumento didattico”.

Redazione

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