“Evviva l’umiliazione, permette di crescere”; le parole pronunciate dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara lo scorso 21 novembre, sul palco dell’evento “Milano direzione Nord, una nuova stagione per l’istruzione”, a Palazzo delle Stelline, stanno facendo davvero scalpore.
Il leghista, favorevole a far fare lavori socialmente utili ai ragazzi che tendono alla delinquenza o che si rendono protagonisti di azioni violente, ha esposto il suo pensiero sui “metodi correttivi” che secondo lui sarebbero indicati per questo tipo di studenti, che dovrebbero, a suo avviso, fare leva sull’umiliazione, concetto che ha salutato con entusiasmo.
In molti, però, non ci stanno. Molti utenti dei vari social, docenti ed educatori e non, insieme a pensatori più o meno celebri e a molti media, sono assolutamente contrari a questa filosofia, a loro avviso svilente e completamente opposta ai più basilari dettami della pedagogia.
Tra questi c’è anche il professore e scrittore Enrico Galiano, che ha affidato il suo pensiero a Facebook. Il suo messaggio si basa su una forte similitudine che fa effetto e che gli permette di sottolineare ciò che per lui è davvero contradditorio nelle parole di Valditara: “Umiliare uno studente per educarlo è come rompere una gamba a un attaccante per fargli fare gol”, ha scritto.
“Primo, non funziona. E poi la sola differenza è che all’attaccante, prima o poi, il dolore passa”, ha continuato. Insomma secondo Galiano l’umiliazione potrebbe avere effetti negativi a lungo termine in uno studente e, soprattutto, non servirebbe a nulla.
“Pensare che a dire una cosa del genere sia il Ministro, mi fa chiedere con quale merito abbia ottenuto l’incarico di Ministro dell’Istruzione e del merito”, ha concluso l’insegnante, facendo un riferimento sarcastico al concetto di merito tanto apprezzato dal Governo Meloni e lasciando intendere che a suo avviso il nuovo ministro non abbia proprio le competenze adatte per ricoprire questo incarico.
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