Come abbiamo scritto ieri, il prof pugliese Daniele Manni ha vinto, è la prima volta per un italiano, un “Judges Commendation Award” per la didattica innovativa e l’educazione all’imprenditorialità ai GESS Education Awards 2023, la cui cerimonia si è svolta lo scorso 31 ottobre. Il docente 64enne, già premiato con il Global Teacher Award 2020, è stato intervistato da Il Corriere della Sera, ai cui microfoni ha parlato di vari argomenti.
Primo fra tutti lo stipendio da lui percepito: “Poco oltre 1900 euro. Alla prima candidatura al ‘Nobel degli Insegnanti’, nel 2015, scrissi una lettera all’allora premier (Matteo Renzi, ndr) chiedendo maggiore considerazione per la dignità della categoria. Poco dopo quella lettera lo stipendio fu finalmente adeguato, sono abbastanza certo di aver influito in maniera determinante”.
Ecco, poi, alcune battute sul talento: “Il nostro Paese lo ostacola, senza dubbio. Ma qualcosa sta cambiando. Docenti smart? Ne penso bene, hanno capito che rispetto a noi questi ragazzi vivono una vita a colori. Intendo dire che il loro stile di vita è realmente tridimensionale rispetto a com’era il nostro alla loro età, se invece approcciamo al loro mondo facendo la differenze tra ciò che era e ciò che è abbiamo perso in partenza”.
E, sui docenti influencer: “Se attraverso i social media riescono ad attrarre i ragazzi, a sedurli agli studi e alla conoscenza, ben vengano. Magari ce ne fossero, gli vanno fatti i complimenti. Detto ciò, a me pare che tra loro si nascondano diversi bluff”.
“Se un docente entra in classe dicendo ‘apriamo il libro a pagina tot’? Non mi viene da svenire. Se in quel modo di approcciare all’insegnamento si nasconde una grande o un grande collega, non mi viene da svenire. Vuol dire che in quell’approccio classico, un po’ datato, risiedono saggezza e conoscenza, per cui si può perdonare tranquillamente anche quel tipo di impostazione”, ha aggiunto, parlando di metodi di insegnamento.
Infine Manni ha riflettuto sulle opportunità dell’intelligenza artificiale: “Pensi all’uomo che ha paura dell’intelligenza artificiale. Invece dovrebbe esserne lusingato, dovrebbe sciogliere dentro sé stesso il nodo del chi comanda cosa. E’ l’uomo a governarla, se l’intelligenza artificiale viene messa a disposizione dell’evoluzione dell’umanità non può che dare vita a un nuovo umanesimo informatico. Solo in un Paese tradizionalista come il nostro si ha paura delle opportunità offerte dal futuro. Che, nel 2023, equivale ad avere paura di noi stessi”.
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