Continua a scaldarsi il clima sul rinnovo dei contratti degli statali.
Gli esecutivi unitari della funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil hanno annunciato “un fitto calendario di scioperi e mobilitazioni territoriali” che “riguarderanno tutte le regioni” per rilanciare i rinnovi contrattuali.
Le risorse messe a disposizione nella legge di stabilità sono considerate largamente insufficiente dai sindacati, mentre il Governo, sulla base della sentenza che ha imposto di riavviare i contratti pubblici, ha basato i suoi calcoli sulla mini-inflazione attuale.
Una lunga trattativa, poi, è in corso sulla riduzione dei comparti pubblici, una delle parti strategiche della riforma Brunetta che è stata accantonata per anni ma che diventa obbligatoria, appunto, dal «primo rinnovo contrattuale» successivo alla sua entrata in vigore.
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Sul tema si attende un nuovo confronto fra i sindacati e l’Aran, l’agenzia negoziale per il pubblico impiego, che dovrebbe partorire la geografia a quattro comparti al posto dei 12 attuali. Scuola, sanità ed enti territoriali dovrebbero stare a sé.