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Il ragazzo milanese escluso perché dichiarato idoneo a una classe inesistente. La scuola ha sempre un’altra possibilità

Ne abbiamo parlato qualche settimana fa. Ricordate il caso dello studente milanese dichiarato idoneo al quarto anno di una classe inesistente in Istituto?

Ebbene, ci siamo chiesti in questi giorni: ma davvero la dirigente dell’Istituto di Istruzione Superiore Marelli-Dudovich non aveva altre alternative, a parte scusarsi e dichiararsi molto dispiaciuta per l’accaduto, dopo avere invocato il fatto che il personale di segreteria della scuola era nuovo e appena arrivato e non era dunque a conoscenza del fatto che nell’indirizzo richiesto dal candidato non esistesse una classe quarta? Probabilmente qualche altra via d’uscita ci sarebbe stata. Assumendo il fatto che la scuola aveva commesso un errore, la preside avrebbe potuto, ad esempio, riconvocare d’urgenza la commissione di idoneità, consentendo al candidato di ripetere gli esami. Quella stessa commissione, infatti, che lo aveva ritenuto capace di affrontare il quarto anno, considerato il precedente giudizio viziato dal fatto che aveva dichiarato un candidato idoneo a una classe che l’Istituto non poteva offrire, si sarebbe potuta esprimere questa volta a favore del ragazzo richiedente. Come? Commettendo un’irregolarità, dichiarando che l’alunno aveva le competenze previste per potere seguire con profitto un quinto anno quando invece così non era? No, certamente. Ma rimediando a un suo chiaro errore, la commissione di idoneità avrebbe potuto concedergli l’iscrizione al quinto anno con l’obbligo, però, di seguire un corso – per lui appositamente concepito e organizzato – da svolgersi entro il primo trimestre o quadrimestre, in modo tale da fargli acquisire quelle conoscenze e competenze che al momento dell’esame di idoneità erano ritenute insufficienti. Nella peggiore delle ipotesi, qualora il ragazzo si fosse dimostrato refrattario a ogni tentativo di recupero adottato nei suoi confronti dalla scuola, sarebbe stato non ammesso agli esami di Stato.

Una soluzione, questa, che non avrebbe infranto alcuna norma, ma che, al contrario, sarebbe andata a tutto vantaggio della scuola. Una scuola che sa riconoscere i propri errori e che, soprattutto, si adopera per porvi rimedio a vantaggio dei suoi utenti, è di certo una scuola aperta e accogliente, che agisce con giustizia e rettitudine.

Gabriele Ferrante

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