Il rapper Tedua, pseudonimo di Mario Molinari, trentenne, è sulla cresta dell’onda. Il giovane, l’anno scorso, ha pubblicato un album di grande successo dal richiamo letterario, dal titolo “La Divina Commedia“. Il cantante è stato intervistato da La Repubblica.
“Non sono un filosofo, ma nel mio essere un rapper non sono un pressapochista e non faccio mai populismo. Per quanto riguarda Dante, questa è la mia Divina Commedia. Non ho fatto una trasposizione scritta da ginnasio, sarebbe stato più semplice ma più banale. Magari questa esperienza aiuterà i ragazzi ad avvicinarsi con più interesse alla Divina Commedia, al di là di quello che ho fatto io”, ha detto.
“Penso all’educatore sociale del film ‘Mary per sempre‘: è vicino ai ragazzi anche nei loro momenti più stupidi, non li asseconda ma li accompagna sapendo che stanno affrontando una situazione difficile. Io cerco di fare lo stesso: provo a tirare fuori il mio spirito propositivo per far dare loro il meglio. Io non lavoro con razzisti, omofobi, persone ignorantemente violente: e penso anche che l’esaltazione del machismo di strada e della superficialità culturale della vita siano più gravi dei racconti personali dei ragazzi sui loro errori”, ha aggiunto.
Si tratta di un rapper lontano dallo stereotipo che circonda la categoria. Di solito si parla di questi cantanti come irrispettosi, non d’esempio per i giovani. Anche il cantante Alfa si è proposto come un modello positivo per i giovani.
“Voglio essere l’anticool”
Alfa è spesso visto come un’alternativa alla sua generazione, lontano dall’universo dei trapper: “Io sono tutt’altro che risolto, ma ho un approccio diverso. Sono una persona che soffre e ha ansia come tutti, ma dopo il Covid ho avuto un modo di reagire diverso. Penso che ci sia tanto egocentrismo, le persone non riescono a uscire dai propri pensieri. Io per crescere in primis ho iniziato a osservare, essendo un timido”.
“Anche io ho sofferto di depressione dopo il successo improvviso delle prime canzoni. Ma ho trovato un modo di rimanere normale, mi sveglio ogni mattina grato alla vita perché faccio lavoro dei miei sogni. Sono grato a prescindere se le canzoni vanno bene o male. Io sono uscito da una certa logica, fare i numeri era il mio modo di esistere prima, ma col Covid si è fermato tutto. Oggi la musica ha il problema dell’estetica, la musica è solo estetica, l’occhio è più soddisfatto dell’orecchio. Io non voglio essere ‘cool’, io voglio essere l’’anticool’. Mi sono stancato di questi progetti che pensano solo ai vestiti, servono le canzoni per costruire una carriera. Devo molto ai miei genitori dal punto di vista pedagogico, mi hanno insegnato ad amarmi, così sei meno soggetto agli urti della vita”, ha concluso.
Trapper sotto i riflettori
Quanto contribuisce la musica, e soprattutto i testi delle canzoni, nel plasmare l’universo identitario dei ragazzi? In tempi di frequenti episodi di violenza tra giovanissimi bisognerebbe riflettere sul messaggio che i personaggi famosi, tra cui cantanti e attori, trasmettono?
Qualcosa si è mosso a Castelfranco Veneto: qui, l’11 settembre, si sarebbe dovuto esibire il rapper milanese Niki Savage in vista dell’inizio della scuola, dedicata a ragazzi dai 14 ai 18 anni. Ma così non è stato: dopo le proteste da parte del mondo degli “adulti” il concerto è stato annullato.
Di recente c’è chi punta il dito contro un certo tipo di musica, e soprattutto di testi delle canzoni: il trap. Lo ha fatto l’attrice Cristiana Capotondi: “Ma l’avete ascoltata la musica trap, di come viene trattata la donna nella musica trap? La ascoltano gli adolescenti. Di che ci sorprendiamo se un giovane di 22 anni considera una donna come un oggetto tale per cui ti tolgo la vita”, ha detto a In Altre Parole su La7.