C’era una volta, un re molto buono e saggio che tutti amavano per via di quel suo modo di fare cordiale ed affettuoso verso tutti i suoi sudditi. A tutti distribuiva sorrisi e a ognuno augurava il meglio con strette di mano senza far differenze tra ricchi e poveri tra concittadini o stranieri. Era convinto che la gentilezza e la vicinanza alla gente portassero pace e serenità.
La gente del suo regno però, non viveva in armonia, pur conoscendosi un po’ tutti, e incontrandosi spesso nella grande piazza, non si rivolgevano la parola; i bambini, si rincorrevano spensierati per i viottoli , ma nessuno si scambiava un segno di pace o di saluto. Un giorno arrivò in quel regno un principe, nessuno l’aveva visto arrivare perché un mago l’aveva reso invisibile e tanto piccolo, da non poter essere visto ad occhio nudo. Dispotico e insidioso si mise in testa che le cose dovevano cambiare e per prima cosa, rinchiuse il buon re nella propria reggia senza dargli la possibilità di uscire. Il re, ben presto si ammalò e pian piano vide scomparire tutte le persone del regno. Nessuno si vide più in giro, le persone sembravano inghiottite dal nulla.
Solo il ciambellano di corte, di tanto in tanto, a debita distanza, lo informava: -Sire, qualcuno, non si sa chi, ha chiuso le scuole, la gente, non è scomparsa, è prigioniera nelle loro stesse case. Ormai nessuno osa uscire e solo una volta, ho visto qualcuno attraversare la piazza con il volto coperto.
Il re capì che qualcosa di molto pericoloso stava succedendo ma impossibilitato a muoversi,ordinò al ciambellano di suonare le trombe perché il suo popolo potesse sentire, attraverso il loro suono, l’abbraccio e la vicinanza del loro re. Il ciambellano prontamente eseguì l’ordine. Dopo qualche istante da ogni casa si sentì provenire un suono come a voler rispondere a quel messaggio di saluto. Passarono i giorni e il principe invisibile, indispettito da quei suoni che riecheggiavano nell’aria, si vendicò portando morte e distruzione.
Il buon re, vicino al suo popolo, ad ogni azione del principe, rispondeva con tenacia pur chiedendo ai suoi sudditi di essere prudenti, consigliò loro di rendersi invisibili e combatterlo con le sue stesse armi. Le prigioni in cui lui li aveva chiusi, si stavano rivelando l’unica possibilità di salvezza, il principe infatti, aveva più difficoltà a oltrepassare le mura delle case e, fatto risaputo, poteva far del male solo se si fosse avvicinato. Chiedeva pazienza il re al suo popolo e raccomandava di rispettare alcune regole: restare chiusi in casa, lavarsi spesso le mani, che al principe, le mani pulite non piacevano e ai bambini raccomandò, di fare i buoni e leggere un bel libro in attesa che venisse un tempo migliore. Un giorno il re volle a tutti i costi incontrare questo principe e conoscere il motivo di tanta cattiveria. Il principe accettò l’invito e quando che fu giunto, il re tenendolo a distanza chiese:- perché? Perchè tanto dolore, morte, desolazione? Perché dimmi perché?
-Sire, rispose lui, seppur sono solo un danno ti assicuro che il tuo popolo grazie a me, imparerà ad essere migliore. Prima che io arrivassi, pochi erano quelli che avevano capito il valore di un abbraccio, della solidarietà, di una stretta di mano, del ritrovarsi. Pochi avevano chiaro che la malattia colpisce allo stesso modo ricchi e poveri, chi è del nord o del sud del tuo regno. Pochi erano in grado di condividere con gli altri la disperazione ed il dolore, molti erano indifferenti. Io andrò via dal suo regno sire, lei è un uomo buono, ma quando sarò partito, non si dimentichi di dire ai suoi sudditi di non dimenticarmi, sarò stato violento, spaventoso ed irruento ma spero di aver fatto riflettere tutti, sui valori che reggono l’umanità: la fratellanza, la vicinanza, l’aiuto reciproco, la condivisione e anche l’essere uniti nel dolore. Ora sire fate suonare le trombe
che il vostro amore arrivi al popolo e se loro continueranno a rispondere a questo richiamo, io vi consegno la corona. Il re fece suonare le trombe, tutti, dalle proprie case risposero con inni e colorarono le mura coi colori dell’arcobaleno,
il principe invisibile depositò la corona
e rimase così, piccolo com’era, un semplice virus che andò via senza più spaventare nessuno.
Flora Ricca – insegnante dell’istituto comprensivo “V. CUOCO” Petacciato
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