Attualità

Il Re è nudo: considerazioni di un docente su Covid e scuola

Ricordate Ennio Flaiano e il suo marziano a Roma?  Certo, come si fa a non ricordare questa commedia che divenne poi un film per la televisione, scritta da quel genio che era Flaiano….Una metafora che può servirci, forse, a capire il nostro assurdo quotidiano di oggi.

Ammettiamo per un attimo che un marziano sia giunto sulla terra al tempo della prima ondata di Covid-19 e che poi sia riapparso oggi, durante questa probabile seconda ondata a detta degli esperti, che cosa ragionevolmente vedrebbe? Che cosa capirebbe di questi umani che continuano imperterriti a fare gli stessi errori abituandosi all’assurdo considerandolo ordinario?

Quello a cui assistiamo impotenti è l’inutile e vizioso atteggiamento, che se non fosse tragico per quello che è successo sarebbe del tutto comico, di chi gira intorno a problema senza affrontarlo, anzi scaricandolo sulle spalle degli altri perché prendere decisioni, oggi, dopo la prima esperienza è certo più faticoso ma soprattutto pericoloso, non solo per le conseguenze oggettive ma su quelle personali che una decisione impopolare avrebbe sul proprio percorso politico.

Parlo dello scaricabarile tra Regioni e Governo riguardo la chiusura totale e/o parziale a cui il Dpcm avrebbe dovuto offrire chiarezza. Mi sembra di no. Mi soffermo brevemente sulla mia realtà: la scuola. E mi limito solo a tre considerazioni brevi che riassumo velocemente.

Il comparto scuola ha mostrato da parte del Miur una assoluta e contrita volontà di resistenza a capire che il luogo di lavoro è assolutamente poco sicuro, e come avrebbe potuto pensare il contrario visto che tra modifiche e rimodifiche ha prodotto quei protocolli che, partendo dalle rime boccali, ha avallato, riducendola, distanza di sicurezza a un metro quando negli altri paesi è almeno di due? Smettiamola di prenderci in giro: la stragrande maggioranza dei docenti ha più o meno gli stessi studenti del periodo pre-Covid (24) per classe, avallato dal protocollo firmato dal proprio dirigente con medico competente e RSPP.

Del resto questo potevano fare vista la resistenza del Miur. Quello stesso che credo avrebbe potuto immaginare qualcosa di meglio, e certamente più realistico, dei soli banchi con rotelle atti più a gare di Autosprint o vagheggiare uso di teatri o B&Breackfast. Possibile che in questi sette messi nessuno abbia pensato a qualcosa di semplice e realistico?

Non solo non hanno fatto quello che sarebbe stato logico fare: ridurre le classi ( max 15 per classe) e assumere di più, perché solo in questo modo si sarebbe potuto garantire un po’ di sicurezza; ma a costo zero avrebbero potuto utilizzare, accordandosi tra ministeri diversi, i grandi spazi offerti dalle ex aree militari dismesse che sufficientemente grandi e spaziose avrebbero garantito aule a prova di Covid.

Sarebbe stato così impossibile mi chiedo? Perché il miur non ha pensato di fare accordi concreti con le compagnie telefoniche per offrire soprattutto giga agli operatori della scuola, ai docenti, agli studenti?

Anziché farci pervenire su mail istituzionale auguri o quant’altro, sarebbe stato più proficuo avere questi strumenti che, ricordo, sono ricaduti solo sulle tasche dei lavoratori.

Possibile che in questi sette mesi nessuno degli amministratori delle nostre città abbia pensato un piano realistico per i mezzi? 

Tutti sapevano che il vero primo problema del contagio è dovuto all’ammassamento delle persone che affollano i mezzi pubblici per necessità. Anziché procedere su questa linea, nessuno, nemmeno il novello Dpcm, ha interrotto questo errore logico: ognuno va al lavoro tra protocolli più o meno sicuri, ma dal luogo in cui si parte possiamo essere liberi di infettarci in tutta tranquillità. E anche qui si sono pensate le cose più strane: dai monopattini (ma vi immaginate di andare a lavoro in inverno con zaini e borse su questi pattini?), di cui è meglio che non parli, a cervellotiche piste ciclabili che si disperdono come i sentieri interrotte nelle radure. Mha!

C’è materiale per pensare, spero. Oggi sappiamo solo che usciamo e rientriamo nelle nostre case con la speranza che ci è andata bene. In un mondo scristianizzato e consumista, non è poca cosa. Ma per quanto tempo ancora?

Ferdinando Sabatino

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